VELTRONI NON MOLLA? PESSIMA IDEA

di Archangel

Dopo la piu’ devastante sconfitta subita dalla sinistra dai tempi del lontano, ma non dimenticato, e con gratitudine, 1943, Walter Veltroni dice che non vuole mollare e restare alla guida di un Pd con le ossa rotte. Non mi pare una buona idea, e non dovrebbe sembrarlo neanche a tutti coloro che per il Pd hanno votato e che ora giustamente e legittimamente lo aspettano alla prova dell’opposizione. Nelle democrazie compiute, tipo Gran Bretagna, il leader del partito che perde le elezioni – che le perda per un soffio o per quella che gli americani chiamano una ”landslide”, una valanga – si dimette. Punto e basta. Il partito sconfitto elegge un nuovo leader e guarda alla rivincita diurante tutta la traversata, piu’ o meno lunga, nel deserto. Veltroni no. O almeno non ancora. Perche’ se lui, si capisce, non vuole andarsene, c’e’ piu’ d’uno tra i suoi compagni che gli tiene la porta aperta, se non spalancata. D’Alema viene subito alla mente. Uomo intelligente ed estremamente ambizioso – ma comunista mai pentito – dubito che abbia mai creduto che l’acquoso, impacciato e noioso Veltroni potesse battere quel ciclone scatenato che e’ stato il Cavaliere durante tutta la campagna elettorale e quel folle scatenato di Bossi con i suoi ”fucili sempre caldi se la sinistra vuole scontri”. Ora dovrebbe essere a tutti chiaro che se Veltroni ha perso l’Italia con tutta la Capitale, sarebbe meglio che a guidare l’opposizione non fosse lui. C’e’ un detto in inglese: ”once a loser, always a loser” (perdente una volta, sempre perdente) che non e’ proprio esatto, ma che dovrebbe far riflettere Veltroni, perche’ di perdere c’e’ modo e modo, e lui ha perso molto e male. In una democrazia, come piu’ o meno e’ anche l’Italia, serve un’opposizione forte, vitale, che non insegua fantasmi del passato – camice nere, picchiatori fascisti e simili, che poi fanno il paio con le camicie rosse e i picchiatori comunisti, e ne abbiamo avuto abbastanza – ma che attraversi il deserto verso la resurrezione con realistica determinatezza e un leader forte, carismatico ed abile, tutte qualita’ che Veltroni non ha e che non avra’ mai. Intendiamoci: ci mancherebbe altro che il nuovo capo dell’opposizione fosse D’Alema: in tal caso il deserto che deve attraversare il Pd si estenderebbe dal Sahara alla Death Valley californiana, per proseguire verso la Patagonia. Se lo scelgano oculatamente il loro nuovo capo, quando la resa dei conti gia’ cominciata avra’ fatto il suo corso. E speriamo che scelgano bene. Ora che le acque dello tsunami si sono ritirate, gli italiani li staranno a guardare attentamente. Molto attentamente.

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