VERDETTO CONGRESSO USA: ABUSO DI POTERE PER SARAH PALIN

Palin_mccain2 Ora sarà denunciata alla magistratura ordinaria. E a meno di un mese dalle elezioni non è certo una bella notizia per lei. Si è conclusa con un verdetto negativo per Sarah Palin, e con un ulteriore rovescio per le speranze di John McCain di conquistare la Casa Bianca nelle presidenziali americane del 4 novembre prossimo, l’inchiesta parlamentare in Alaska sul cosiddetto «TrooperGate».

Per la «giuria» la candidata repubblicana alla vice presidenza si è macchiata di abuso di potere. Lei, e il suo anziano mentore, hanno immediatamente respinto ogni addebito, cercando anzi di rovesciare il significato stesso del verdetto. Così si è tuttavia espressa, al termine delle indagini, la speciale commissione investigativa costituita lo scorso luglio dal Consiglio Legislativo dello Stato Usa. Si tratta dello scandalo di cui è al centro la governatrice, che avrebbe silurato il responsabile locale della Pubblica Sicurezza, Walter Monegan, perchè questi a sua volta non avrebbe ceduto alle pressioni di Palin e del suo staff perchè licenziasse Mike Wooten: un poliziotto, il «trooper» appunto, che era pure suo cognato, e al quale l’aggressiva compagna di viaggio di McCain l’aveva giurata perchè lui era impegnato in un’aspra causa di divorzio con la sorella Molly, cui contendeva l’affidamento del figlio. In sostanza, secondo gli inquirenti, la governatrice ha anteposto i propri interessi personali all’osservanza delle regole imposte dal codice di comportamento per i pubblici ufficiali; così facendo, ha violato tra l’altro la fiducia riposta in lei dall’opinione pubblica.

IL VERDETTO – In realtà, il rapporto finale firmato dal capo della commissione Steve Branchflower, un «mattone» di ben 263 pagine dalle conseguenze potenzialmente esplosive per le sorti della campagna repubblicana, riconosce che Palin ha agito nell’ambito delle proprie prerogative: era munita infatti della «autorità» necessaria per destituire Monegan; ma lo ha fatto in circostanze che non giustificavano il ricorso a quelle stesse prerogative, e per tale ragione ha torto. Così come è censurato il comportamento del marito, Todd, che si sarebbe prestato a gestire la faccenda, impegnandosi in prima persona per farla pagare al troppo recalcitrante capo della polizia dell’Alaska, e per sovrammercato utilizzando indebitamente mezzi, locali e personale statali: chiamato a deporre il mese scorso, Todd si era rifiutato di presentarsi. Il riconoscimento dell’essersi mantenuta nell’ambito teorico dei propri poteri ha comunque consentito alla portavoce dell’interessata, Meg Stapleton, di replicare sostenendo come l’inchiesta abbia invece dimostrato che la vice di McCain si comportò «correttamente e lecitamente». Identico il tenore di un comunicato diffuso a stretto giro dal ticket repubblicano; e identica l’insinuazione secondo cui le indagini sarebbero state «politicamente motivate», e «condotte da sostenitori di Barack Obama», dunque assolutamente parziali. Ma la commissione era composta da dieci membri repubblicani, e da soli quattro esponenti democratici.

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