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Via Poma/ Parla Raniero Brusco, ex di Simonetta ed indagato per il delitto della donna: “Qualcuno sa e tace e così sta uccidendo me”

di Alessandro Avico |1 Giugno 2009 17:28

Il 7 agosto 1990, a Roma, in via Poma, fu trovata morta Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate da un assassino che ancora oggi non ha un nome. A quasi 19 anni di distanza dal delitto torna a parlare Raniero Brusco, l’uomo di 44 anni che nel 1990 era il fidanzato di Simona e che è stato iscritto nell’albo degli indagati per delle sue tracce di saliva trovate sul reggiseno della vittima.

«Non è possibile… tutto questo è un incubo. Io non posso crederci -dice Raniero Brusco intervistato dal settimanale “Oggi”- non posso neanche pensare all’idea di essere accusato, anche solo sospettato, dell’omicidio di Simonetta. Io ho sempre dato la mia più completa disponibilità agli inquirenti, ho risposto a tutte le loro domande, mi sono sottoposto a tutti gli esami, anche al calco dei denti. Non ho niente da nascondere. E continuerò a camminare a testa alta anche se decideranno di processarmi perché non ho mai fatto del male a nessuno. Mai. Io sono a posto con la mia coscienza. Qualcun altro no».

Nell’intervista Brusco parla anche di come conobbe Simonetta Cesaroni e di quella traccia di Dna trovata sul reggiseno della vittima: «Il sabato ci siamo incontrati da Anna Rita, una nostra amica. Aveva la casa libera, non c’erano i genitori… Sai, a vent’anni si cercano i momenti per stare insieme. Non ricordo che biancheria indossasse, o il colore del reggiseno. Ricordo i suoi sorrisi, la sua voglia di vivere. Volevo bene a Simonetta… Quando ho perso mio padre mi ha aiutato con il suo affetto, con il suo amore. Capiva la mia tristezza e sorrideva anche per me. Ci siamo lasciati per un breve periodo, ma non c’era astio o altro, sempre affetto. Abbiamo fatto le vacanze con gli altri amici della comitiva. Poi siamo tornati insieme alla fine del 1989. È stata la mia ragazza fino a quel maledetto giorno».

Raniero Brusco punta poi il dito contro chi dopo tutti questi anni non si è ancora fatto vivo: «C’è chi sa e non parla. Assiste a tutto questo senza aiutare un innocente. Con che coscienza va a dormire? Come fa dopo vent’anni ancora a vivere con questo macigno? Dovrai provare tutto il mio dolore. Oggi quell’uomo che tace sta uccidendo me. Sta massacrando la mia famiglia. Tu sai chi ha ucciso Simonetta. Devi parlare».

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