Quando muori, quando normalmente muori, resta traccia di te. Un corpo, un documento, dei vestiti. Ma Antonio Farnocchia, panettiere viareggino di 51 anni, non è morto normalmente, il fuoco se l’è mangiato e non è un modo dire. Di lui non è rimasto più nulla. Nemmeno un brandello di vestito o un rottame contorto della bicicletta con cui stava andando al lavoro, alla panetteria di via Puccini, atteso da un collega. Un bacio alla moglie e poi via, verso la cancellazione, inghiottito dalle fiamme che ne hanno fatto sparire ogni traccia. L’ultimo ad averlo visto vivo, qualche istante prima delle 23:50 è un ferroviere che si ricorda di un ragazzo in bici sulla passerella. Adesso c’è solo la passerella, quasi intonsa, come se nulla fosse successo. E di Antonio non resta neanche un nome all’ospedale, una traccia burocratica sul registro di un obitorio.
Restano, in via Ponchielli e lì intorno le macerie, i rottami e case distrutte. Ogni tanto esce un cimelio che racconta di vite finite e di famiglie spezzate. Come la foto di due fratelli, Luca, ucciso dalle fiamme e Leonardo, che invece ce l’ha fatta.
Dopo una lotta disperata ieri si è arresa un’altra bimba di appena due anni, Ayad Iman. Nella appartamento confinante viveva un altro marocchino, Abdellatif Boumelhaf, salvo come il fratello N0urredine che era appena riuscito ad arrivare in Italia dopo mesi di attesa. Sono tutti e due gravemente feriti, ma almeno sono vivi.
Nella via accanto è morto il motociclista Rosario Campo, incenerito da una lingua di fuoco mentre andava a prendere un gelato insieme alla moglie Claudia. Lei, sbalzata dalla moto e soccorsa dalla Croce Verde è in gravissime condizioni, con il corpo coperto all’ 80% da ustioni.