Vicenza/ L’infermiera si innamora della collega e la perseguita. Primo caso di stalking tutto femminile

Il copione è quello di tante “attrazioni fatali” finite, a volte in modo tragico, agli onori delle cronache. Ma nell’era inaugurata dalla nuova legge, approvata nell’aprile scorso, a fare di questo caso di stalking una “prima volta” assoluta è il sesso di persecutore e vittima: entrambe donne. Tutto comincia in un ospedale di Schio, in provincia di Vicenza, nell’estate di un anno fa. S.G., 44 anni, infermiera di Santorso, si invaghisce di una collega e comincia a tempestarla di telefonate, di bigliettini d’amore, di lettere. Inizialmente la destinataria di tante attenzioni, 30 anni, dichiaratamente eterosessuale, pensa che a molestarla sia un uomo, ma quando realizza la situazione prima resta sconcertata, poi comincia ad avere paura. Anche perché, settimana dopo settimana, l’assedio diventa sempre più stringente.

E il rifiuto sistematico delle avance spinge l’innamorata delusa a mettere dei cartelli con insulti e diffamazioni sull’auto della collega e a danneggiarla con della vernice e dell’acido. Ai primi di giugno, fallito il tentativo di una ragionevole mediazione, la vittima si rivolge ai carabinieri di Valdagno, sua città di residenza. I militari, guidati dal capitano Andrea Massari, non faticano troppo a trovare conferme al racconto della donna: e quando, ricevuta l’autorizzazione del magistrato, perquisiscono la casa di S.G. trovando del “materiale probatorio”, il “manuale per il controllo della mente” usato dalla stalker per dei rudimentali riti vodoo: pugnalando una foto dell’amata su una delle pagine, era convinta di poterne conquistare il cuore. Da un armadio salta fuori anche il fucile ad aria compressa cui S.G. aveva minacciato il ricorso in caso di nuovi no: così, alle accuse di molestie si somma quella di detenzione abusiva di armi da fuoco. Alla donna, incensurata, sono stati concessi i domiciliari.

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