ROMA – Fratelli coltelli a Hollywood. È stato il fratello Bob Weintein a orchestrare lo scandalo? Una losca vicenda di molestie, che imbarazza anche nomi di primo piano della sinistra americana e del femminismo d’avanguardia, ha portato all’uscita del produttore cinematografico Harvey Weinstein dalla società che hanno co-fondato e co-presiedevano fino a poche ore fa. A credito dei fratelli Weinstein vanno segnati alcuni tra i film più belli e di successo degli ultimi decenni. Il pazient ingese, L’artista, Il discorso del re, La lady di ferro, Shakespeare in Love.
La voce della congiura di palazzo gira con insistenza a Hollywood. Secondo i pettegolezzi degli studios, Harvey è una specie di maniaco. Dopo anni di sopportazione e di ingenti risarcimenti pagati alle vittime, Bob, di un anno più giovane di Harvey (64 a 65) ha fatto uscire tutto sul NewYork Times. Harvey ha preso congedo per un “tempo indefinito”.
“Tra queste anche le attrici Ashley Judd, Rose McGowan e una modella italiana, Ambra Battilana, ex miss Piemonte, che era stata anche testimone dell’accusa al processo ‘Ruby 2’, spiegando di aver rifiutato di partecipare alle feste a casa di Silvio Berlusconi. Secondo il New York Post, aveva detto alla polizia di New York di essere stata molestata dal famoso produttore durante un’audizione nel suo ufficio di Tribeca, a Manhattan. Ne seguì un botta e risposta di accuse e smentite attraverso gli avvocati, fino alla parola del procuratore distrettuale di Manhattan che stabilì non vi fossero prove a sufficienza per procedere con un caso penale e chiuse quindi la vicenda.
Secondo il gossip, Rose McGowan avrebbe chiuso la faccenda, che risale a 20 anni fa, con un assegno da 100 mila dollari a suo favore da parte di Weinstein.
L’Ansa parla di un “articolato mosaico svelato dal New York Times di accuse, cause minacciate e intentate, patteggiamenti. Otto in tutto questi ultimi secondo il giornale.
Poche ore prima che lo scandalo esplodesse, Huffingtonpost ha riferito di un caso che risale al 2007. Weinstein invitò una giornalista di una tv locale, Lauren Sivan, che aveva incontrato a una cena in un ristorante in cui era socio, a visitare le cucine, a quell’ora chiuse.
Arrivati nell’antibagno, Weinstein aveva bloccato la ragazza e, davanti a lei, si era prodotto in un esercizio di amore solitario, facendo cadere il risultato nel vaso di una pianta. Tutto si svolse in pochi minuti. Il giorno dopo la chiamò per dirle che era stato proprio bello: “Rivediamoci”. La giornalista aveva declinato: “Sono impegnata”.
Intorno a Weinstein monta il dramma. Si sono dimessi dal Consiglio di amministrazione della Weinstein Company tre consiglieri su 9. Rose McGowan ha chiamato in causa le grandi dame del cinema americano. “Perché tacete? Quale è la vostra posizione?” Da Nicole Kidman a Meryl Streep a Gwyneth Paltrow ,legate ai Weinstein da successo e dollari, alcuni dei più bei nomi fra le dive impegnate e anti Trump proprio per il suo atteggiamento verso le donne, sono rimaste zitte di fronte alle rivelazioni.
Imbarazzo anche nelle alte sfere della politica. Harvey Weinstein ha finanziato una cattedra universitaria alla Rutgers University in onore della proto femminista Gloria Steinem. Ha anche legami stretti con l’empireo del Partito democratico americano. Ha sostenuto, anche finanziariamente Hillary Clinton. La figlia di Barack e Michelle Obama, Malia, ha compiuto di recente uno stage proprio presso la The Weinstein Company.
L’aspettativa annunciata da Harvey Weinstein non sembra solo legata alla durata dell’inchiesta interna sulle accuse di molestie, nei confronti di numerose donne, attrici, modelle e impiegate dell’azienda. “Il passo successivo dipende dal progresso terapeutico di Harvey”, precisa un comunicato ufficiale.
I consiglieri dimissionari sono pezzi da 90 del bis business Usa: il miliardario Dirk Ziff, il boss di Technicolor Tim Sarnoff e il gestore miliardario di hedge fund Marc Lasry. Del Consiglio fa parte anche Tarak Ben Ammar.
“Appoggiamo con forza la decisione annunciata da Harvey Weinstein”, hanno scritto in una nota i membri del board, dopo l’esplosione dello scandalo.
Harvey Weinstein ha dichiarato:
“Riconosco che il modo in cui mi sono comportato con colleghe in passato ha provocato molto dolore e per questo mi scuso sinceramente”.
A sua attenuante ha detto:
“Sono cresciuto negli anni ’60 e ’70, quando le regol di comportamento sul posto di lavoro erano diverse da oggi. La cultura di quei tempi era un’altra”.
E ha promesso:
“Diventerò una persona migliore. Il mio viaggio sarà adesso di imparare a conoscermi e sgominare i miei demoni”.
Intanto ha ingaggiato il top degli avvocati specializzati in molestie, una avvocatessa, Lisa Bloom, famosa per avere messo in ginocchio la Fox rappresentando gli interessi di varie donne contro il molestatore big boss del network Bill O’Reilly.
Lisa Bloom si è mossa subito, attaccando il New York Times, respingendo alcune delle accuse, tacciandole di essere “palesemente false”, fino ad una nota inviata alla rivista Hollywood Reporter in cui afferma che Weinstein è pronto a fare causa al New York Times.