Alluvioni, frane, terremoto. L’allarme dei geologi: “Sei milioni di italiani ad alto rischio”

Sei milioni di persone sono a rischio: sono infatti circa 6 milioni gli italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerati ad ”elevato rischio idrogeologico”. Lo evidenzia il primo ‘Rapporto sullo stato del territorio italiano’ realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme, presentato a Roma. In Italia, precisa il documento, 1.260.000 edifici sono ”a rischio frane e alluvioni. Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531”.

Della popolazione a rischio, secondo il primo Rapporto Cng-Cresme, il 19% ovvero un milione di persone vivono in Campania; 825 mila in Emilia Romagna, oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord: Piemonte, Lombardia e Veneto. ”E’ in queste regioni, insieme alla Toscana, dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l’elevata densita’ abitativa e per l’ampiezza dei territori che registrano situazioni a rischio” sottolinea il Rapporto.

Sono poi 725 i Comuni italiani potenzialmente interessati da un alto rischio sismico, mentre quelli a medio rischio sono 2.344. Nelle zone ad alto rischio risiedono 3 milioni di abitanti, nei secondi 21,2 milioni; il 40% della popolazione italiana risiede dunque in zone a elevato rischio sismico. E sempre in zone a elevato rischio sismico si trovano – si legge nel 1/o Rapporto Cng-Cresme – 6,3 milioni di edifici, 27.920 scuole e 2.188 ospedali. Lo studio ricorda poi che il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale e’ stato realizzato prima del 1971, mentre l’introduzione della legge antisimica per le costruzioni in Italia e’ del 1974.

Dal dopoguerra (1944) al 2008 ”il costo del dissesto idrogeologico e dei terremoti e’ stato di 213 miliardi di euro, con un investimento di 27 miliardi di euro solo dal 1996 al 2008” ha annunciato il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Piero Antonio De Paola: ”una spesa ingente ma inefficace – ha concluso – per la pianificazione non completa e che quando c’e’ viene elusa e per la mancanza di un centro di coordinamento”.

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