GENOVA – Alluvione a Genova. Il bollettino di ieri sera (9 ottobre) diceva: allerta, generico. Ma nessuno sa chi deve allertare chi. E il giorno dopo c’è chi conta i morti, i feriti e i danni, chi spala il fango e rimuove macchine e detriti, e chi fa lo scaricabarile. Mentre le previsioni dicono che pioverà forte fino a lunedì sera.
Non è colpa del sindaco Marco Doria, che al momento dello straripamento del Bisagno e dello Sturla era al teatro Carlo Felice, per l’inaugurazione della stagione lirica. Non è colpa dei meteorologi dell’Arpal (Arpa Liguria), secondo i cui modelli matematici ieri non doveva succedere niente di quello che poi è successo.
Non è colpa della Protezione Civile, non è colpa del ministero dell’Ambiente che ha stanziato dal 2010 i 35 milioni per mettere in sicurezza il Bisagno, non è colpa della Regione Liguria che quei fondi li ha assegnati, non è colpa delle aziende che hanno vinto l’appalto perché bloccate dai ricorsi al Tar, non è colpa del Tar che ha bloccato i lavori, non è colpa di chi ha fatto ricorso al Tar.
Lavori che dovevano già essere completati nel 2011, quando c’era stata l’alluvione che aveva causato sei morti, per la quale è ancora aperto il processo che vede imputati l’ex sindaco Marta Vincenzi, dirigenti del Comune e della Protezione Civile.
Non è colpa di nessuno ma c’è stato un morto (Antonio Campanella, 57 anni, infermiere), 500 interventi dei vigili del Fuoco, 50 sfollati, 6 strade chiuse in tutta la provincia, Genova bloccata, tanti Comuni e frazioni isolate nell’entroterra, frane, allagamenti, smottamenti, danni economici ancora tutti da calcolare. Ma comunque nell’ordine delle decine di milioni di euro. Ed è lo stesso film che si ripete da 60 anni.
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Perché non è stato dato l’allerta 2, quello che mette in moto la macchina della Protezione Civile? Tutto è iniziato con il bollettino di “Criticità ordinaria per rischio idrogeologico localizzato” emesso dalla Regione Liguria per le giornate dell’8 e del 9 ottobre. In particolare, la criticità era segnalata per l’8 ottobre sui “bacini liguri marittimi di levante e sui bacini liguri marittimi di centro” mentre per il 9 erano interessati i “bacini liguri padani di ponente, bacini liguri marittimi di centro, bacini liguri padani di levante e bacini liguri marittimi di levante”.
Sempre l’8 ottobre, invece, il Dipartimento della Protezione Civile aveva diffuso un’allerta meteo nella quale, tra l’altro, si sottolineava a partire dalla serata l’arrivo di “precipitazioni diffuse, localmente anche molto intense e che potranno essere accompagnate da fulmini e forti raffiche di vento, su Liguria ed Emilia-Romagna occidentale”.
Sia le previsioni meteo, sia i bollettini di allerta che riguardano la Liguria vengono prodotti autonomamente dagli organi regionali, l’Arpal in questo caso, come per altro previsto dalla direttiva del 2004 secondo la quale, appunto, spetta ai centri funzionali di ogni Regione elaborare le previsioni meteo e le valutazioni di criticità. Questi bollettini vengono poi inviati ai Comuni e, sulla base delle valutazioni che vi sono indicate, scatta o meno l’allerta e vengono attivati i piani di protezione civile.
Le valutazioni fatte dalle Regioni vengono recepite nel Bollettino di criticità nazionale che viene prodotto ogni giorno dal Dipartimento della Protezione Civile. La normativa stabilisce che spetta alle Regioni e alle Province Autonome diramare le allerta per i sistemi locali di protezione civile, mentre è compito dei sindaci attivare i piani di emergenza, informare i cittadini sulle situazioni di rischio e decidere le azioni da intraprendere per tutelare la popolazione. Nonostante la direttiva sia del 2004, ci sono ancora dieci regioni – Friuli Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia – che non sono autonome dal punto di vista delle previsioni meteo. Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Basilicata non lo sono neanche per quanto riguarda la valutazione di criticità.
Cos’è successo? Lo spiega l’assessore regionale alla protezione civile Raffaella Paita: “L’allerta meteo per l’alluvione di Genova non è stata data perché le valutazioni dell’Arpal basate su modelli matematici non hanno segnalato l’allarme“. E il sindaco Marco Doria: “C’è un sistema di protezione civile, di cui fa parte anche il Comune, per il quale spetta al Comune mettere in atto le procedure previste dai diversi livelli di allerta”. Ma “stiamo ai fatti: l’allerta – dice Doria – non è stata emanata”.
LE FOTO DELL’ALLUVIONE (ANSA)
Quello che è successo dopo le 22 lo racconta lo stesso Doria:
“Le previsioni sono rischiose. È un tema delicatissimo, ci sono esperti molto qualificati, discutano tra loro e con la protezione civile. Sappiamo che parliamo di modelli previsionali che sono basati su aspetti probabilistici. Ieri c’era un fenomeno che si stava allontanando da Genova e si spostava vero levante, poi invece è tornato indietro. Nel tardo pomeriggio di ieri la situazione sembrava migliorata, come aveva previsto anche l’Arpal, poi invece è precipitata. In passato sono state date Allerte e poi non ha piovuto e sono arrivate polemiche, ci chiedevano che cosa facevamo”.
Il presidente della Regione Claudio Burlando:
”Quello che è stato registrato ieri è un fenomeno mai visto, che il nostro modello matematico di previsioni non è riuscito a interpretare. Il modello è però attendibile perché non ha mai fatto sbagliare fino a oggi. La divaricazione tra quello che diceva il modello e la realtà è avvenuta dopo le 21, in un paio di ore. A quel punto non potevamo più diramare l’allerta ma agire sull’ emergenza: è stato fatto La reazione della protezione civile è stata tempestiva”.
Doria entra nei dettagli:
“Dalle ore 22 le precipitazioni sono aumentate – ha detto il sindaco -. Il posto di misurazione del Geirato che affluisce nel Bisagno ha segnato in 24 ore 400 millimetri di pioggia. Di questi, 262 caduti nelle ultime 12 ore. Nelle ultime sei ore ne sono caduti 256 e nelle ultime tre 215. Per tutto il giorno il livello del Bisagno è stato sotto il livello giallo, poi ha avuto una impennata verticale. Dopo le 22 ha superato la portata dell’alluvione del 2011 e intorno alle 23.15 c’è stata l’esondazione“.
“Dalle 22 abbiamo mandato pattuglie per controllare la situazione e prima delle 23 abbiamo presidiato la valle. Abbiamo emesso un avvertimento sui social media alle 23.02 per la massima attenzione in tutta l’area del Bisagno. È stata anche chiusa una via di accesso alla valle ma come sapete non è possivile, data la vastità, bloccare tutti gli accessi in una situazione che non era di Allerta”.
Nonostante non fosse stata segnalata l’allerta “ho deciso di tenere oggi le scuole chiuse intorno a mezzanotte e mezzo. L’allerta 2 è arrivata oggi alle 11:30, ieri c’era un avviso che parlava di rovesci forti e temporali. Su questa indicazione ho allertato la protezione civile per un monitoraggio con quattro pattuglie della municipale. Particolare attenzione è stata dedicata alle scuole fin dalle 11:15 di ieri mattina e sono stati avvisati tutti i dirigenti della possibile emergenza. Alle 12 la situazione meteo non era a rischio e l’uscita è stata regolare, ma i vigili hanno continuato a controllare le scuole fino alle 16:30″
Entrambi, Doria e Burlando, si rivolgono al “governo, alla protezione civile al prefetto e anche all’impresa che ha impugnato i lavori” per sbloccare tre opere “ritardate” da ricorsi al Tar e da esami della Corte dei Conti: una per lo scolmatore del torrente Fereggiano, una per lo scolmatore del Bisagno e una per il rifacimento dell’ultimo tratto del Bisagno. Doria se la prende col “sistema Paese”.
Erasmo D’Angelis, il capo di #italiasicura, struttura del governo contro il dissesto idrogeologico, spiega che per il Bisagno ci sono opere finanziate per 35,7 milioni dall’ottobre 2010, ma “hanno lavorato soprattutto avvocati e magistrati per un contenzioso legale” sull’assegnazione dell’appalto per i lavori. Il 9 luglio scorso, ricorda D’Angelis, “il Tar del Lazio ha rigettato tutti i ricorsi ma le ditte che avevano contestato l’assegnazione dell’appalto hanno presentato una diffida contro il presidente della regione Liguria che è commissario dell’opera a non procedere fino alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Ma queste opere – prosegue D’Angelis – devono partire a maggior ragione oggi”.
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