La polizia australiana ha arrestato il capitano e un ufficiale di comando dello Sheng Neng 1, il cargo cinese che andò a incagliarsi nella barriera corallina nei primi giorni di aprile. Lo riporta il quotidiano Herald Sun.
Il comandante è accusato di responsabilità per il danno causato al parco marino e rischia una multa pari a 33 mila euro, mentre l’ufficiale è accusato di essere la persona responsabile della nave al momento dell’incidente, e rischia tre anni di carcere e/o una multa a pari a 150 mila euro. Le indagini hanno indicato che la nave non ha cambiato direzione nel punto richiesto dalla rotta commerciale.
Secondo gli esperti scientifici dell’Authority del parco marino, incaricati di valutare l’impatto dell’incidente, la nave ha polverizzato parti di fondale, scavando un canale lungo tre km e largo fino a 250 metri. Gravi timori vengono anche dalla vernice tossica applicata allo scafo per impedirvi la crescita di specie marine, e che i sommozzatori hanno visto dispersa nella gran maggioranza della regione impattata.
Sul fronte ambientale, invece, si comincia a fare la conta dei danni. «Ci vorranno probabilmente 20 anni per ‘guarire’ la grande barriera corallina» sostiene lo scienziato capo dell’autorità marina austrailiana, David Wachenfeld. Ad infliggere una ferita “senza precedenti” alla grande barriera corallina, spiega il ricercatore, sono stati i movimenti del cargo dopo l’incidente. L’imbarcazione, infatti, ha continuato a spostarsi, spinta dalle correnti, distruggendo enormi porzioni di ecosistema corallino.
«Mai visto danni così ingenti, eppure non è la prima nave ad arenarsi – dice Wachenfeld all’Independent – in alcune aree la vita marina è stata letteralmente spazzata via dal fondo, e la struttura della parete corallina è stata polverizzata dal peso dell’imbarcazione». Per questo l’Australia ha deciso di procedere per via legali contro la nave che sarebbe entrata in una zona non prevista dalle rotte concordate, devastando uno dei luoghi più eccezionali e preziosi al mondo per la sua biodiversità marina. «E’ assolutamente certo che l’imbarcazione avesse imboccato un itinerario ‘illegale – Il ministro dei trasporti australiano, Anthony Albanese – Procederemo per via legale contro i responsabili».