Cambiamenti climatici, in Siberia 80mila renne morte. A rischio anche l’uomo

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Novembre 2016 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Cambiamenti climatici, in Siberia 80mila renne morte. A rischio anche l'uomo

Cambiamenti climatici, in Siberia 80mila renne morte. A rischio anche l’uomo

NOVOSIBIRSK – Ottantamila renne morte di fame in dieci anni a causa dei cambiamenti climatici. E questo potrebbe presto mettere a rischio anche la vita di 6mila nomadi. L’allarme arriva dalla Siberia settentrionale, e per l’esattezza dalla penisola di Jamal, sul Mare di Kara.

Qui sono ormai diversi anni che nel mese di novembre la pioggia eccessiva provoca inondazioni, e quando, a dicembre, arriva il gelo che fa ghiacciare l’acqua, lo strato che ricopre licheni ed erba è così spesso che le renne, con i loro zoccoli, non son in grado di romperlo, e finiscono per non trovare nulla da mangiare e morire di inedia.

Così in dieci anni sono morte 80mila renne, pari al 22 per cento della popolazione di questi mammiferi dell’intera area, sottolinea il professor Bruce Forbes dell’Università della Lapponia a Rovaniemi (Finlandia) al Siberian Times. 

I picchi di moria di renne si sono verificati nel 2006, quando sono deceduti 20mila animali, e nel 2013, quando hanno perso la vita 60mila esemplari. Entrambi gli eventi si sono verificati a novembre, in coincidenza di grandi piogge seguite da gelate. E quest’anno, che è stato dichiarato uno degli anni più caldi mai registrati, la tragica moria potrebbe ripetersi.

A rischio, come sempre nelle situazioni che riguardano l’ambiente, non sono soltanto gli animali, ma anche gli umani che intorno a quegli animali gravitano, nel caso specifico 6mila nomadi del nord della Siberia, che vivono proprio grazie alle renne, che utilizzano per nutrirsi e per spostarsi.

Come ha sottolineato il professor Forbes al Siberian Times:

“Se osserveremo gli stessi eventi anche quest’anno potrebbe significare che stanno diventando sempre più frequenti. Siamo nella finestra di rischio: se succede di nuovo, sarà un grosso problema per gli allevatori che ancora patiscono le perdite del 2013”.