La Puglia, con una legge regionale dello scorso 4 dicembre, ha stabilito che «il territorio è precluso all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi».
Se la Puglia dice no al nucleare con una propria legge, il Lazio insorge. I movimenti ambientalisti che fanno fronte comune annunciano una serie di iniziative per sensibilizzare la popolazione. Per loro «l’alto Lazio ospita già uno dei poli energetici più grandi d’Europa, accompagnato da una delle percentuali di morti per tumori e leucemie più alte dell’Unione europea. Il ritorno al nucleare sarebbe l’ennesimo scempio, ci opporremo con ogni mezzo».
Il verde Angelo Bonelli dice che «il governo ha già deciso i siti, che non vengono resi pubblici per paura di un boomerang alle prossime regionali. Enel ed Edf hanno già fatto i sopralluoghi tra aprile e luglio». «Nessuno vuole le centrali, il governo rinunci», dice Paolo Cento, di Sinistra Ecologia e Libertà e i Radicali presentano un’interrogazione parlamentare sui siti. Anche l’Udc, favorevole al nucleare, è critica con il governo che, dice Mauro Libè, «per avviare il programma nucleare deve cercare l’accordo con le comunità locali».
Il ministro Scajola ha sottolineato che «c’è un percorso di definizione dei siti attraverso criteri che saranno affrontati in primavera. Le ipotesi non corrispondono alla realtà delle cose, gli impianti li definiremo in primavera e definiremo i territori del Paese che hanno le condizioni per cui gli operatori possano realizzarli».
Pronta o non pronta la lista, il governo si sta muovendo in maniera «maldestra», risponde Pier Luigi Bersani intervistato dalla rivista QualEnergia. «Quella del governo, che si sta muovendo maldestramente, mi pare una risposta sbagliata in questa fase — spiega il segretario del Pd — E comunque, per riaprire un capitolo così delicato, occorrerebbe un largo consenso nel Paese e nelle istituzioni, elementi che mancano».
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