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Il riscaldamento climatico fa male alla salute

di Maria Elena Perrero |9 Dicembre 2011 12:58

ROMA – I cambiamenti climatici ed i fenomeni ad essi collegati hanno fatto registrare 150 mila morti nel mondo nell’anno 2000: a distanza di dieci anni tale cifra risulterebbe essersi addirittura raddoppiata, con 300 mila vittime a causa dell”effetto clima’.

Che le conseguenze dei cambiamenti abbiano un impatto sulla salute viene confermato anche dal dato che il pianeta si sta riscaldando. Secondo i dati diffusi dall’Omm, in concomitanza con la conferenza mondiale di Durban, il 2011 è stato, malgrado l’effetto ”raffreddante” della Nina, il decimo anno più caldo dal 1850.

”La nostra scienza – ha affermato il segretario generale dell’Omm, Michel Jarraud – è solida e dimostra in modo inequivocabile che il clima mondiale si sta riscaldando e che questo riscaldamento è dovuto alle attività umane”.

Tra le conseguenze del riscaldamento del clima c’è anche il diffondersi della malaria nel mondo. Proprio le mutazioni del clima stanno infatti favorendo l’arrivo delle zanzare-vettore dell’infezione anche in zone finora ‘sicure’, e più rischi potrebbero esserci anche per i Paesi occidentali.

L’allerta arriva dagli esperti, che descrivono una situazione ancora drammatica soprattutto in Africa, dove la malaria uccide un bambino ogni 45 secondi. Un’emergenza sanitaria che rischia di aggravarsi con l’attuale crisi economica mondiale, che ha portato a un taglio dei fondi destinati alla ricerca e ai programmi anti-malaria nei Paesi più colpiti.

A puntare i riflettori su questa patologia – la seconda malattia infettiva al mondo per mortalità,  con 250 milioni di nuovi casi ogni anni e circa 780 mila decessi – sono gli specialisti riuniti a Ginevra per un incontro promosso dall’azienda italiana Sigma-Tau e la fondazione no-profit Medicines for malaria venture (Mmv), in occasione dell’approvazione da parte dell’autorità dei farmaci europea (Ema) del primo farmaco antimalarico frutto della ricerca italiana e prodotto da Sigma-Tau.

Se la malaria resta dunque una piaga in Africa e Asia, l’Occidente non può considerarsi al sicuro. In Europa i casi autoctoni sono rari e la malaria è per lo più ‘di importazione’ tra turisti o immigrati. Tuttavia il nuovo pericolo arriva proprio dai cambiamenti climatici: ”Le zanzare-vettore – come rilevato anche dalla responsabile del programma Cambiamento climatico e salute dell’Oms-Europa, Bettina Menne – si stanno spostando verso nord, e teoricamente anche l’area del Mediterraneo potrebbe essere interessata”.

Aumentano pertanto i rischi di una diffusione dell’epidemia, mentre resta l’urgenza di implementare i piani d’azione nei Paesi dove la malattia è endemica. Un obiettivo, però, sempre più difficile da mettere in pratica alla luce della crisi economica a livello mondiale. Lo dice con chiarezza Prudence Smith, coordinatrice del programma ‘Rollback malaria’ dell’Oms: ”E’ innegabile che i risultati raggiunti ad oggi siano importantissimi – afferma – infatti, negli ultimi cinque anni, grazie ai piani d’azione, sono state salvate 1,1 milioni di vite, soprattutto bambini, inoltre, il tasso di mortalità per malaria si è ridotto complessivamente del 38%”.

Questo ”dimostra che i programmi di controllo della malaria stanno funzionando”. Tuttavia, avverte l’esperta, si tratta di un avanzamento ”estremamente fragile e i tagli ai fondi minacciano di farci tornare indietro”. Per il 2011, infatti, il Global Fund per Tbc, malaria e Aids è stato sospeso e ”c’è il rischio che i Paesi più colpiti – afferma Smith – non possano attuare i loro piani di contrasto alla malattia”. Vanno dunque cercati nuovi fondi, è l’appello dell’esperta. Se così non sarà, l’obiettivo fissato dall’Oms, ovvero ‘morti per malaria vicino allo zero nel 2015’, rischia di allontanarsi pesantemente.

 

 

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