End of Waste, chi vuole recuperare rifiuti e scarti si scontra con la legge. Il caso Ast

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2019 - 14:36| Aggiornato il 27 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA
End of Waste, chi vuole recuperare rifiuti e scarti di lavorazione si scontra con la legge. Il caso Ast

End of Waste: foto d’archivio Ansa

ROMA – End of Waste, un modo intelligente di riciclare i rifiuti e riutilizzarli nel processo produttivo. Ma in Italia la normativa è ancora fumosa, e chi vuole recuperare gli scarti di lavorazione per dar loro nuova vita spesso si ritrova con delle difficoltà e lungaggini burocratiche. Il ministro Costa ha promesso che nel Decreto Clima ci sarà una regolamentazione definitiva dell’End of Waste, ma allo stato attuale è difficile per le imprese riuscire ad adottare questa tecnica di recupero.

End of Waste: regolamenti europei e provvedimenti in Italia.

L’Unione Europea finora ha approvato tre regolamenti che hanno segnato il cambio di status per i rottami metallici, di vetro e di rame. Solo tre provvedimenti portano invece la firma del ministero dell’ambiente: combustibile solido secondario (Css), conglomerato bituminoso e prodotti assorbenti per la persona (Pap). Mentre sono in corso di lavorazione i decreti per il polverino di gomma, per i rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), per le plastiche miste.

Il caso della Ast.

Un caso che può essere considerato a mo’ di esempio, come spiega UmbriaOn: Acciai Speciali Terni (Ast) ha già reso noto di voler provare a recuperare le scorie derivanti dalla produzione di acciaio inox, da utilizzare per la produzione di aggregati per sottofondi stradali o per conglomerati cementizi o bituminosi. Ma il progetto rischia di rimanere bloccato per la mancanza di leggi italiane che regolano la possibilità di produrre materiali da costruzione da scarti di lavorazione. C’è di più: due recenti sentenze, la prima del Consiglio di Stato (la numero 1229 del 28 febbraio 2018) e la seconda della Corte di giustizia Ue (C-60/18 del 28 marzo 2019) hanno bloccato la possibilità, che si era affermata nella prassi, che le Regioni, in attesa dei decreti governativi, potessero rilasciare le autorizzazioni agli impianti per i processi di end of waste.

End of Waste: competenza di Stato o Regioni?

Il Consiglio di Stato aveva stabilito che spetta allo Stato, attraverso il ministero dell’Ambiente, e non alle Regioni, individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può essere considerato “end of waste”. Tuttavia il decreto Sblocca Cantieri ha restituito alle Regioni la competenza a emettere le autorizzazioni agli impianti per il trattamento dei rifiuti.

Anche i costruttori edili vogliono chiarezza.

“Le bozze di decreto” sull’end of waste “relative alla gestione dei materiali da demolizione, presentano numerose criticità, in quanto si rischia di introdurre norme e procedure insostenibili e quindi controproducenti. A ciò si aggiunga che si tratta di un testo su cui si discute da oltre due anni e ancora non è giunto alla sua stesura definitiva”. Così l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) in una memoria nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto, alla commissione Ambiente alla Camera.

“Tutto ciò – continua la memoria – senza considerare che il sistema end of waste si va ad innestare, per certi versi sostituendolo, ed in questo i decreti sino ad ora emanati lo confermano, sul sistema sino ad oggi vigente delle autorizzazioni al recupero dei rifiuti”. (Fonti UmbriaOn, Ansa e Agi).