Eternit, morto Louis De Cartier a 15 giorni da sentenza. Chi risarcirà vittime?

Eternit, morto De Cartier a 15 giorni dalla sentenza. Chi risarcirà le vittime?
Il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello (Foto Lapresse)

TORINO – L’industriale belga Louis De Cartier De Marchienne, 92 anni, è morto portandosi nella tomba non pochi segreti. L’uomo che secondo il pm Guariniello era come i Riva dell’Ilva di Taranto, per gli oltre duemila fra morti e malati provocati secondo l’accusa dall’amianto lavorato in quattro stabilimenti italiani della multinazionale Eternit, è scomparso a 15 giorni dalla nuova sentenza, avvolto nel mistero. E ora per i famigliari delle vittime si spegne anche l’ultima speranza di vedersi risarciti.

De Cartier è davvero l’uomo del mistero: non si sa neppure dove ha esalato il suo ultimo respiro, pochissimi conoscevano l’indirizzo della sua residenza, in Procura a Torino non l’hanno mai visto. De Cartier, che aveva 92 anni, ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita appartato in una splendida villa in Belgio. Fu amministratore delegato della multinazionale Eternit, che in Italia aveva quattro stabilimenti, dal 1966 al 1978 e poi presidente del consiglio d’amministrazione fino al 1986. Nel febbraio del 2012 è stato ritenuto colpevole di disastro ambientale doloso e condannato a 16 anni.

Nell’udienza del processo d’appello dello scorso 13 marzo, il pm Raffaele Guariniello ha chiesto la condanna a 20 anni di reclusione per le migliaia di morti provocate dalle esalazioni degli stabilimenti italiani della Eternit. La requisitoria è durata circa tre ore.

Il processo, ormai giunto alle ultime battute, continuerà per l’altro imputato, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. Ma la posizione di De Cartier verrà stralciata e questo indispensabile passaggio potrebbe sollevare una serie di questioni sui risarcimenti alle parti civili.

I numeri sono sconcertanti. Sono oltre seimila le parti civili, quasi tremila i morti e i malati per la fibra killer, almeno 2.300 le vittime negli stabilimenti italiani, a partire dal 1952, di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Millecinquecento solo i morti a Casale, lo stabilimento più grande in Italia, chiuso nel 1986. Per tutti loro non ci sarà alcun risarcimento.

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