Fanghi tossici Brescia: 150mila tonnellate nei campi di mais di Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna

Fanghi tossici vicino Brescia: un’azienda della provincia ne avrebbe sversato 150mila tonnellati nei campi di mais. Non solo in Lombardia, ma anche in Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

Nell’inchiesta sarebbero emerse intercettazioni che dimostrerebbero che c’era la consapevolezza di poter contaminare campi agricoli. Campi che producono alimenti destinati alla tavola di chissà quante persone. 

Così dice per esempio uno degli addetti alle vendite dell’aziende: “Io ogni tanto ci penso, cioè, chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuto sui fanghi”.

Fanghi tossici Brescia: 150mila tonnellate nei campi di mais

L’azienda è ora al centro di un’inchiesta della Procura di Brescia. Che contesta la vendita di 150.000 tonnellate di fanghi tossici, contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti spacciati per fertilizzanti. E smaltiti su circa 3.000 ettari di terreni agricoli nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

Parlando con una collega che gli dice che quello che stanno facendo “è per il bene dell’azienda”, l’uomo di prima risponde: “Siamo talmente aziendalisti da non avere più pudore”.

L’inchiesta sull’azienda accusata per i fanghi tossici

Sotto sequestro sono finiti tre impianti dell’azienda, i cui vertici sono indagati. Quindici complessivamente i coinvolti. Sei di loro hanno evitato l’arresto in carcere e altri due i domiciliari come avrebbe voluto la Procura bresciana.

Che si è invece vista rigettare la richiesta da parte del gip. Il quale non ha ravvisato la necessità di applicare misure cautelari perché da agosto 2019 l’attività di traffico illecito di rifiuti della azienda bresciana di sarebbe fermata, o quantomeno rallentata, dopo una prima perquisizione dei carabinieri forestali. “Dalle tabelle emergono dati impressionanti” scrive il gip nella sua ordinanza che ha portato al sequestro degli impianti.

I fanghi tossici contaminati con metalli pesanti

“Nei campioni dei gessi in uscita dall’azienda e in spargimento le sostanze inquinanti (fluoruri, solfati, cloruri, nichel, rame, selenio, arsenico, idrocarburi, zinco, fenolo, metilfenolo e altri) erano decine, se non addirittura centinaia di volte superiori ai parametri di legge”. 

“Confidiamo che chi ha commesso questa azione criminale contro l’ ambiente, l’ecosistema e la salute dei cittadini paghi in modo ‘esemplare’: ed applicare quel sano principio ‘Chi inquina paga’”, spiega il coordinamento provinciale dei Verdi di Brescia che aggiunge: “Laddove si dovessero riscontrare profili penali che hanno rischiato di compromettere la salute dei cittadini, la Federazione dei Verdi-Europa Verde Brescia è pronta a costituirsi parte civile in un eventuale procedimento giudiziario”.

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