La farsa delle domeniche a piedi: il Corriere rompe l’ecoconformismo

Domeniche a piedi: ma servono ancora? si chiede Giangiacomo Schiavi sul Corriere della Sera: “Aspettando la pioggia, la neve o un colpo di vento prepariamoci a un’altra, inutile domenica a piedi, al rito ormai stanco di un giorno senz’auto per l’annuale tributo allo smog che al Nord, a ogni inverno, diventa allarme, emergenza, mal’aria”.

Aumenta il tono: ” Ci piacerebbe dire che serve a qualcosa, che aiuta Milano e Torino a respirare meglio, che ha una funzione educativa ai fini del rispetto ambientale: purtroppo non è così”.

Poi si rende conto che forse ha rotto troppo gli schemi dell’ovvio e riconosce che la giornata ecologica  “si porta dietro anche qualche buona intenzione: quella di riprenderci almeno per qualche ora le nostre città, di uscire dall’incubo quotidiano del traffico, di riascoltare il rumore del silenzio e concedere a bambini e ciclisti quello spazio che si meritano e normalmente non c’è. Fingiamo di crederci, per l’ultima volta”.

Poi scivola nel sogno quando scrive: “Chiediamo alla politica un cambio di passo e di strategia, la fine dell’interminabile polemica tra Comuni e Regioni, la nascita di un coordinamento nazionale in grado di dare regia e supporto alle iniziative motu proprio delle singole amministrazioni, a volte propagandistiche, spesso improvvisate. Milano che non coinvolge i Comuni dell’hinterland nella domenica a piedi commette un errore, perché lo smog non si ferma alla cinta daziaria”.

Schiavi ha ragione, ma sappiamo tutti che la gente che ci amministra, non solo i politici che votiamo ma soprattutto i funzionari che quelli nominano e che stanno lì per sempre e da sempre a far gli affari loro e sopravvivere non hanno voglia di far nulla. Pensano a risultati di breve, a quanto può tornare loro in voti, se magari c’è qualche appalto da affidare a un sostenitore del partito, ma non hanno nemmeno gli strumenti mentali per affrontare seriamente il problema, incluso, come scrive Schiavi, coordinandosi.

Si può scommettere che non c’è quasi amministratore lombardo che non sia stato almeno una volta a Londra, a spese sue o di qualche ente. Basterebbe chiedere a Londra come hanno fatto a eliminare lo smog e a ripulire il Tamigi quasi mezzo secolo fa.

Londra una volta era avvolta dallo smog, che ha fatto da sfondo a innumerevoli romanzi. Ricordate fumo di Londra? Ora non c’è più. Se ci sono riusciti loro, perché noi no?

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