Fukushima, la Tepco: “Individuata la perdita d’acqua radioattiva”

TOKYO – Dopo numerosi tentativi, la Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto di aver trovato la perdita al reattore n.2, responsabile della fuoriuscita di acqua radioattiva riversatasi in mare. La crepa in un pozzo di calcestruzzo di sfogo lesionato fa filtrare liquidi le cui radiazioni (1.000 millisievert/h) creano problemi anche alla messa a punto di interventi.

L’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha anticipato un’iniezione di cemento per tappare la falla, nel frattempo sono in corso altre verifiche sull’integrità delle condutture degli altri reattori. Il premier Naoto Kan, intanto, si è recato per la prima volta in tre settimane nella regione del nordest devastata l’11 marzo dalla duplice catastrofe sisma/tsunami. Kan, ripresa la tuta celeste delle emergenze, è arrivato da Tokyo in elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata (prefettura di Iwate) colpito dal disastro: circa 1.000 persone sono morte e altre 1.300 risultano disperse.

Il premier, in seguito, ha incontrato nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso della tormentata centrale. Sul fronte della crisi nucleare, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica (Aiea) manderà due esperti in Giappone, in aggiunta ai 2 impegnati nell’esame delle radiazioni, per avere informazioni di prima mano sui reattori della struttura. Secondo una nota pubblicata sul sito dell’Aiea, i due tecnici avranno incontri con i responsabili dell’impianto a partire dal 4 aprile.

Se la terra ha tremato ancora con la scossa di magnitudo 5 nella vicina prefettura di Ibaraki, i tecnici della Tepco hanno proseguito gli sforzi di rimozione dell’acqua radioattiva dagli edifici dell’impianto, mentre governo e utility stanno cercando il modo migliore per riattivare le funzioni di raffreddamento. Tepco, in particolare, sta considerando l’uso di una grande isola artificiale galleggiante, cosiddetta ‘megafloat’, per immagazzinare l’acqua contaminata, essendosi esaurito lo spazio nei depositi. In più, c’è l’ipotesi di iniettare azoto nelle vasche contenimento dei reattori per aiutare a prevenire i rischi di esplosione di idrogeno.

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