Gennaio come agosto, inverni di fuoco nel 2080: cambia il clima, Artico addio

Gennaio come agosto, inverni di fuoco nel 2080: cambia il clima, Artico addio

ROMA – Le temperature aumenteranno di 4 gradi celsius entro il 2080 e il clima mondiale cambierà da quello che conosciamo. Estati sempre più calde e inverni di fuoco, tanto che il gennaio 2080 potrebbe avere temperature medie pari al dicembre del 1999. Il report “Turn Down the Heat: Why a 4°C Warmer World Must be Avoided” del World Bank Group lancia l’allarme surriscaldamento globale: i ghiacci artici si sciolgono, le piogge diventano sempre più incessante e le fasce climatiche temperate diventano desertiche.

Il clima cambia e rapidamente, spiega il report del 2012, che descrive le implicazioni che un aumento di 4 gradi celsius può avere su ecosistemi, agricoltura e livello di altezza degli oceani. Per questo lo studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research and Climate Analytics, eseguito per la World Bank, chiede “urgenti azioni di mitigazione per assicurarsi contro un futuro incerto”.

Il presidente del World Bank Group, Jim Yong Kim, ha detto: “Se non si interviene sui cambiamenti climatici lasceremo in eredità ai nostri figli un mondo molto diverso da quello di oggi. I cambiamenti climatici sono una delle più grandi sfide dello sviluppo e dobbiamo assumerci la responsabilità morale di agire per le future generazioni, specialmente per quelle dei paesi più poveri”.

Il report infatti ha messo in evidenza come le temperature medie attuali siano aumentate di 0.8 gradi celsius da quelle pre-industriali, ma nel 2100 le temperature saliranno di 4 gradi celsius se i paesi del mondo non porranno limiti alle emissioni di gas serra.

INNALZAMENTO DEI MARI – Il livello del mare sta crescendo e le rivelazioni dello scioglimento dei ghiacci artici lo conferma. Dagli anni Settanta ad oggi i ghiacci artici sono diventati sempre più sottili ed entro il 2050, dicono preoccupati i climatologi, questo fenomeno comporterà l’innalzamento dei livelli dei mari di 60 centimetri. Un’altezza sufficiente perché Manhattan possa scomparire da New York, e le città delle coste siano sommerse.

ADDIO BARRIERA CORALLINA – Il cambiamento climatico porterò poi all’acidificazione dell’oceano, legata alla variazione di temperatura della acque. Nel 2030, se il trend di aumento non sarà fermato, la temperatura dell’acqua aumenterà di 1.4 gradi celsius, una condizione inospitale che fermerà la crescita del corallo e porterà alla scomparsa delle barriere coralline. Questo perché l’oceano diverrà “acido” a causa dell’alta concentrazione di anidride carbonica o CO2.

INVERNI INFUOCATI – Le stagioni e le temperature medie delle fasce climatiche cambieranno. Temperature oggi della fascia “temperata”, come quella in cui si trovano l’Italia e gli Stati Uniti, diranno addio all’alternarsi delle stagioni ed entreranno nella fascia desertica tipica del nord Africa e degli stati americani centrali: estati caldissimi e inverni caldi.

Se nel luglio del 2012 la temperatura media per paesi come l’Italia è stata tra i 30 ed i 35 gradi, con picchi che hanno raggiunto i 40, tra il 2080 ed il 2100 le temperature aumenteranno tra i 6 ed i 9 gradi. Luglio 2080 potrebbe avere temperature medie tra i 39 e 45 gradi, proprio come quelle delle estati nel Sahara. Le piogge nell’inverno poi diverranno incessanti e abbondanti, causando con più facilità allagamenti nei periodi invernali.

COSA RISCHIAMO? – Se estati caldissime ed inverni caldi e “bagnati” non preoccupano, il World Bank Group mette in guardia per l’impatto di questo riscaldamento sull’agricoltura e sulla disponibilità di acqua potabile, che nei paesi dell’Africa costituisce già un problema molto grave ai giorni nostri.

Il cambiamento climatico estenderà le zone a rischio desertificazione, riducendo la disponibilità di terreno ed acqua per le coltivazioni che dovrebbero sfamare gli oltre 7 miliardi di persone oggi, che potrebbero arrivare a 10 miliardi entro i prossimi 90 anni. Senza contare poi le specie animali e vegetali verso l’estinzione se private del proprio habitat ed ecosistema.

Mai come oggi il surriscaldamento globale non può essere sottovalutato, né dai comuni cittadini né dalla società globale e dalle industrie. Nell’eterna lotta per limitare l’impatto dell’uomo sul clima, che già si confronta con il riscaldamento globale legato a cause naturali, l’ambiente è l’eterno predente dall’industrializzazione ad oggi. Il World Bank Group lancia il suo allarme alle potenze mondiali per salvaguardare le generazioni future. Le vittime di uragani sempre più potenti e catastrofi naturali amplificate hanno, purtroppo, già pagato un debito che non è solo loro.

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