Germania: bunker nazista contro il cambiamento climatico

BERLINO, 01 AGO – Anche un ex bunker nazista puo' servire nella lotta al cambiamento climatico in Germania: durante la seconda guerra mondiale veniva utilizzato come rifugio contro i raid aerei alleati, ma presto questa fortezza di cemento armato diventera' uno dei simboli della 'svolta' tedesca a favore dell'energia rinnovabile.

L'edificio in questione e' l'ex bunker che sorge nel quartiere Wilhelmsburg di Amburgo. Una parte della struttura e' stata abbattuta negli anni Settanta, ma l'edificio principale giace abbandonato da decenni nel centro della citta'.

Il progetto e' gia' in corso di realizzazione e dovrebbe essere completato nei primi mesi del 2013, quanto il bunker ospitera' un impianto a biomassa integrato dalla produzione di energia solare attraverso l'installazione di pannelli sul tetto e sulla facciata sud dell'edificio. Nel complesso, secondo le autorita' della citta'-Land, il nuovo impianto fornira' energia a circa tremila famiglie.

''Portando la produzione di energia nel centro del contesto urbano stiamo facendo qualcosa di nuovo'', ha spiegato al settimanale Der Spiegel il coordinatore del progetto, Karsten Wessel. ''In Germania esistono gia' comunita' che sono autosufficienti al 100% in termini di fabbisogno energetico, ma si trovano soprattutto nelle aree rurali''.

Monaco di Baviera conta di soddisfare il 100% del proprio fabbisogno energetico con le 'rinnovabili' entro il 2015, ''ma importando energia da tutta Europa e dai parchi eolici offshore – ha proseguito Wessel -. Noi lavoriamo localmente''. Con il previsto abbandono anticipato del nucleare (nel 2022), la Germania si propone di accelerare l'espansione delle rinnovabili in modo da raggiungere – al piu' tardi entro il 2020 – una produzione che soddisfi il 35% del fabbisogno nazionale, per passare al 50% entro il 2030 e all'80% entro il 2050.

Attualmente, il 23% dell'energia tedesca proviene dalle centrali atomiche, il 17% dalle rinnovabili, il 24% dalla lignite, il 18% dal carbone, il 13% dal gas naturale e il rimanente 5% da altre forme alternative di alimentazione.

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