Greenpeace: “Le nuove norme sulle trivellazioni sono l’inizio, ma non ci salvano”

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 20:44 OLTRE 6 MESI FA

Le nuove norme sulle trivellazioni in mare annunciate dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ”rappresentano sicuramente restrizioni importanti, che limitano pericolosi progetti di estrazione al largo delle nostre coste, ma è ancora poca la sicurezza”. Lo afferma in una nota Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, auspicando che ”l’adozione di queste norme segni una chiara volontà del nostro Governo di abbandonare la strada delle energie fossili e avviarsi verso una rivoluzione energetica”.

Le nuove norme, fa notare Monti  ”non si applicano alle autorizzazioni ormai già concesse. Al momento, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera offshore con pozzi già attivi, sono in vigore ben 24 permessi di esplorazione, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia”.

”Purtroppo – aggiunge l’esponente di Greenpeace – non possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Non abbiamo ancora saputo, infatti, quali tecnologie avanzate siano davvero obbligatorie nelle trivellazioni offshore in Italia per ridurre eventuali rischi d’incidenti. Non ci risulta, per esempio, che sia obbligatorio il comando da remoto per la chiusura delle valvole in caso di incidente, obbligatorio invece in Norvegia e Brasile. Limiti di cinque o dodici miglia non ci salveranno certo dalle maree nere”.