Il Wwf scrive alle istituzioni: in Italia si consumano 200 metri quadri di suolo al minuto

Sono migliaia ormai le specie del nostro pianeta, tra vegetali e animali, a rischio sopravvivenza. Si è aperto con questa realtà, lunedì 11 gennaio a Berlino, l’Anno Internazionale della Biodiversità promosso dall’Onu e tutti i Paesi sono ora chiamati ad azioni che arrestino la quotidiana perdita di diversità biologica, passando dagli impegni assunti sulla carta ad interventi concreti. E, nel giorno del lancio mondiale dell’Anno della Biodiversità, il Wwf Italia ha inviato una lettera alle maggiori cariche istituzionali italiane.

Nella lettera inviata al Presidente della Repubblica, ai presidenti della Camera e del Senato, al presidente del Consiglio ed ai ministri dell’Ambiente, degli Esteri e delle Politiche Agricole, il Wwf Italia chiede uno scatto d’orgoglio al nostro Paese, quale «conferma e rilancio di quel primato internazionale che ha fatto dell’Italia il primo Stato membro dell’Unione Europea che ha sottoscritto il “Countdown 2010”, deciso a Malahide, in Irlanda, nel 2004, e promosso la Carta di Siracusa nell’aprile 2009, nell’ambito del G8 Ambiente».

Con 57.468 specie animali di cui l’8,6% endemiche, e 12.000 specie di flora, delle quali il 13,5% specie endemiche, l’Italia, afferma il Wwf Italia, «e’ il paese Europeo più ricco di biodiversità ma molta della ricchezza si sta perdendo». Secondo gli ambientalisti, infatti, nel nostro Paese «attualmente sono a rischio di estinzione il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi e addirittura l’88% dei pesci d’acqua dolce». Tra le minacce principali, continua il gruppo ambientalista, compaiono «la modifica degli habitat e il consumo del suolo e non ultime, ancora oggi, il bracconaggio ai danni si specie sempre più rare e la caccia eccessiva».

«Rischiamo di perdere, nei prossimi anni, specie come l’orso bruno, la lontra, il capovaccaio, l’aquila del Bonelli, la pernice bianca, la gallina prataiola – afferma il Wwf Italia – E’ dunque il richiamo alle istituzioni il primo passo che il Wwf compie in ambito nazionale per l’Anno della Biodiversità, un 2010 nel quale l’associazione sarà impegnata con iniziative speciali, progetti sul campo e ulteriori interventi istituzionali».

Nella lettera alle Istituzioni italiane, il Wwf Italia indica come obiettivo prioritario, per il 2010, «la definizione in un’apposita Conferenza nazionale, aperta al contributo scientifico delle associazioni ambientaliste e dei maggiori esperti italiani, per definire la Strategia nazionale della Biodiversità e un conseguente Piano d’azione, sostenuto da adeguate risorse economiche».

Gli ambientalisti, inoltre, ricordano che, ad oggi, «l’Italia non è tra quei 167 Paesi del mondo, l’87% delle parti che hanno sottoscritto la Convenzione internazionale sulla Biodiversità, Cbd, che hanno già adottato proprie Strategie e Piani d’azione a tutela della biodiversità».

L’azione del Wwf Italia, nell’ambito della più ampia azione di pressione sulle istituzioni intrapresa dal Wwf internazionale su scala globale, chiede che l’Italia «contribuisca a raggiungere quegli obiettivi significativi, utili a contrastare l’attuale ritmo di impoverimento della biodiversità che sono scanditi dal Countdown 2010, lanciato nel 2002 in occasione del Summit mondiale per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg in Sudafrica, alla luce del fatto che drammatici sono i dati relativi alla perdita di biodiversità agli habitat e alle specie piu’ minacciate sul nostro Pianeta».

«Insostenibili processi di deforestazione -prosegue il Wwf Italia- fanno sì che ogni 3-4 anni sparisca per sempre una superficie di foresta pluviale equivalente a tutta la Francia, mentre le specie si estinguono ad una velocità 100 volte superiore a quella dell’era preistorica». Nella lettera inviata in questi giorni alle istituzioni italiane, il Wwf Italia descrive i cinque pilastri su cui si deve basare la Strategia nazionale della biodiversità, sostenuta dalla creazione di un apposito Fondo per la biodiversità. A partire dall’adozione di strumenti legislativi quali una legge per la tutela della biodiversità. E non solo.

Il gruppo del Wwf Italia chiede anche l’inserimento nella contabilita’ nazionale parametri che consentano di ‘tenere in conto la natura’ e la definizione di obiettivi strategici non solo su scala nazionale ma anche regionale. E ancora. Ulteriori pilastri chiesti dal Wwf Italia sono il coordinamento tra il Piano d’azione nazionale e quelli regionali ed un piano nazionale di sostegno alla conservazione delle ultime foreste tropicali che sia promossa con politiche rivolte a quei paesi in via di sviluppo che hanno stretti rapporti commerciali con il nostro Paese, che e’ una delle nazioni al mondo maggiori consumatrici di risorse forestali.

In ambito internazionale, il Wwf ricorda di mettere a disposizione la propria competenza “conseguita sul campo, a tutela della biodiversita’, di habitat e specie minacciati dalle attivita’ umane con propri progetti di conservazione”. Progetti, ricorda il Wwf, appoggiati dalle autorita’ e dalle popolazioni locali in difesa come dell’Amazzonia, che rappresenta il 30% della superficie delle foreste tropicali nel mondo, e dove ogni minuto si perde un’area pari a 36 campi di calcio, e delle foreste del Centro Africa dove vivono alcune delle piu’ carismatiche specie di scimmie antropomorfe come gorilla e scimpanze’.

Tra i progetti internazionali del Wwf compaiono anche iniziative nel Cuore del Borneo e a Sumatra, in Asia, dove sopravvivono le ultime popolazioni importanti di Orango, Rinoceronte e Tigre di Sumatra; sull’Himalaya dove e’ sempre piu’ rara, anche a causa dei cambiamenti climatici, la presenza del leopardo delle nevi; e in quello scrigno di biodiversita’ endemica che e’ il Madagascar.

In ambito nazionale, infine, il Wwf ricorda di essere l’organizzazione non governativa “che piu’ contribuisce alla tutela della biodiversita’ in Italia attraverso la gestione diretta di 100 Oasi che hanno contribuito a salvare 30.000 ettari di natura del nostro Paese, quali foreste, laghi, coste e tratti di mare, consentendo di tutelare camosci, fenicotteri, faggete e stelle alpine”.

Gli ambientalisti, infine, ricordano anche di assicurare, attraverso i Centri di Recupero per Animali Selvatici (Cras) costituiti nelle oasi, “un Pronto Soccorso per 8.000-10.000 animali l’anno, tra lupi, aquile, ricci, ghiandaie, caprioli, tassi, poiane e civette, feriti da impatti con automobili o da colpi di fucile o avvelenati, che, dopo le cure, vengono reintrodotti in natura”.

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