Ilva, referendum flop: solo il 19,5% è andato a votare. Quorum non raggiunto

TARANTO – Il referendum cittadino sul futuro dell’Ilva si è rivelato un flop: i tarantini hanno disertato le urne, solo il 19,5% è andato a votare ma non è bastato a superare la soglia del quorum fissata al 50 percento più uno degli aventi diritto (173 mila).

I seggi, aperti dalle 8 di domenica 14 aprile, si sono chiusi alle 22 ma la consultazione non ha ottenuto i numeri necessari per essere ritenuta valida. Anzi, la percentuale è ben al di sotto delle aspettative degli organizzatori:  hanno votato 33.774 persone su 173.061 aventi diritto. In alcune sezioni ci sono state file ai seggi, ma stupisce che in altre come il quartiere Tamburi, quello situato proprio a ridosso dello stabilimento, si è registrata l’affluenza più scarsa.

Ha vinto il “sì alla chiusura” ma la preferenza non si può considerare rappresentativa della volontà cittadina dal momento che è stata espressa da poche migliaia di elettori, appena uno su cinque.

I tarantini sono stati chiamati a votare per il referendum promosso dal Comitato Taranto Futura che per questo ha raccolto 12.000 firme. A loro si chiedeva di apporre una croce su un “si” o un “no” per decidere del futuro della fabbrica, se il colosso dell’acciaio dovesse chiudere, oppure no, in tutto o in parte. Ai tarantini sono state poste due domande: sì o no alla chiusura totale dello stabilimento; si o no alla chiusura parziale dell’Ilva ovvero della sola area a caldo, quella sottoposta a sequestro dalla magistratura dal luglio 2012 perché considerata altamente inquinante.

E’ questo il dilemma che strazia la città e i suoi abitanti da sempre, acuito in modo esponenziale negli ultimi  mesi, da quando è intervenuta la magistratura dando il via ai primi sequestri e ipotizzando nelle accuse un disastro ambientale senza precedenti. Scegliere tra il binomio straziante: lavoro o salute? Ma i tarantini non hanno voluto decidere: si sono sottratti alla scelta consegnando di fatto il futuro della città nelle mani della magistratura.

Il referendum, solo consultivo, per essere valido necessitava della partecipazione di almeno il 50% più uno degli aventi diritto, che sono poco più di 173.000. Il quorum da raggiungere era dunque di oltre 86.000 votanti. Il Comune ha costituito 82 sezioni, in 19 scuole e una nell’ospedale Santissima Annunziata. Malgrado gli appelli fatti nei giorni scorsi da associazioni ambientaliste, come Peacelink (il presidente, Alessandro Marescotti oggi nel suo blog ha attribuito una grossa responsabilità per la scarsa partecipazione al referendum anche al Movimento 5 Stelle che non si è mobilitato), i tarantini, sembra quindi abbiano voluto snobbare le urne.

Sono stati convinti, forse, dagli inviti all’astensione o dai giudizi di inutilità espressi da partiti e sindacati. Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, in realtà sul referendum ”è stata fatta una scientifica opera di boicottaggio perché’ non solo non c’è stata una informazione adeguata in grado di raggiungere tutta la popolazione ma l’amministrazione comunale ha tagliato del 50% i seggi elettorali e gli scrutatori”.

Un voto che è giunto, a pochi giorni dalla sentenza, emessa il 9 aprile scorso, con la quale la Corte Costituzionale ha stabilito che la legge 231 del 2012, la cosiddetta ‘legge Salva-Ilva’ è costituzionale e non lede l’autonomia del potere della magistratura. La legge stabilisce che l’Ilva può continuare a produrre ma a condizione che l’azienda proceda, passo dopo passo, alla bonifica dell’area, seguendo tutte le prescrizioni previste dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

Intanto, il 12 aprile scorso, il neo-amministratore delegato dell’Ilva, Enrico Bondi, fresco di nomina, ha compiuto una visita in fabbrica per incontrare il direttore dello stabilimento, Antonio Lupoli, capi area e dirigenti, accompagnato dal presidente Bruno Ferrante. Il nuovo ad ha tra l’altro preso immediatamente visione dello stato dei lavori nelle aree maggiormente interessate dalle prescrizioni Aia, quindi parchi minerali, altoforni e cokerie.

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