Inquinamento delle acque: a giudizio quattro industriali di Porto Torres

SASSARI, 29 LUG – Sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Sassari i quattro manager di Syndial, Sasol Italia e Ineos Vinyls Italia, accusati dalla Procura di Sassari di essere i responsabili dell’inquinamento delle acque davanti al porto industriale di Porto Torres.

Gianfranco Righi, legale rappresentante della Syndial, Guido Safran, manager della Sasol Italia, Diego Carmello e Francesco Maria Apeddu, rispettivamente legale rappresentante e direttore di stabilimento della Ineos Vinyls Italia, secondo il pubblico ministero Michele Incani, sapevano di avvelenare il mare e, di conseguenza, anche le tavole imbandite con i pesci pescati nelle acque di Porto Torres. Per questo motivo, visto il dolo, il processo sara’ celebrato davanti alla Corte d’Assise.

Secondo la ricostruzione dell’accusa i quattro manager delle aziende che si affacciano sul porto industriale di Porto Torres, avrebbero consapevolmente riversato per anni in mare composti chimici e metalli ad alto potere cancerogeno, come cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene, diossine e una lunga serie di altre sostanze nocive.

Le accuse per tutti sono di disastro ambientale e di concorso continuato in avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione. Sotto accusa ci sono gli scarichi industriali immessi dalle industrie nella rete fognaria, ma soprattutto il sistema di depurazione.

L’inchiesta era partita nel 2003 dopo un blitz degli indipendentisti di Irs, capeggiati da Gavino Sale, i quali andarono con le ruspe a scavare nella collina di Minciaredda e mostrarono alle telecamere che quel luogo, ribattezzato ”la collina dei veleni” era il cimitero delle scorie industriali interrate tra il Petrolchimico e Fiume Santo.

Durante l’udienza preliminare si sono costituiti parte civile il Comune di Porto Torres, la Provincia di Sassari, l’associazione animalista Anpana, i maestri d’ascia Polese che lavorano da generazioni nel porto industriale. Il giudice dell’udienza preliminare Gianni Delogu ha invece respinto le richieste di costituzione di parte civile di 28 lavoratori e parenti di operai del Petrolchimico. Secondo il giudice, non sarebbe dimostrata la connessione tra le imputazioni e le morti o le malattie.

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