Inquinamento e riscaldamento globale: a rischio la vita sottomarina

Pubblicato il 4 Agosto 2010 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA

La biodiversità del Mediterraneo è a rischio a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento eccessivo dovuto alla pesca, che mina l’esistenza di molte delle 17mila specie animali e vegetali che ospita. A questi effetti si aggiungono quelli del riscaldamento globale, che alterano le caratteristiche dei sistemi ecologici, rendendoli inospitali per molte specie. Lo scrivono i ricercatori dello studio “census of marine life”, che hanno effettuato una mappatura della vita e della biodiversità nei mari di tutto il mondo.

Con le sue 17mila specie, dalle alghe unicellulari alle tartarughe marine e ai tonni, il Mediterraneo è uno dei mari più ricchi di vita. Solo le acque che circondano il Giappone e l’Australia risultano più ricchi di specie diverse. Ma è un mare interno, circondato da coste densamente popolate, terreni fittamente coltivati e zone fortemente industrializzate. L’agricoltura è una minaccia, perché le sostanze chimiche usate per le coltivazioni (pesticidi e fertilizzanti) finiscono per scaricarsi nelle acque marine, alterando l’ambiente biochimico. Il danno provocato dai rifiuti industriali è evidente di per sé.

Quanto alla popolazione, basti dire che, al di là dei rifiuti convogliati dai sistemi fognari, ogni anno migliaia di navi, che trasportano 200 milioni di turisti, solcano le acque mediterranee, aumentando il tasso d’inquinamento del bacino. La ricerca sul Mediterraneo fa parte di un più vasto studio, durato dieci anni, condotto in 25 aree marine sparse per il mondo, da 360 ricercatori che hanno censito le specie viventi dalle calotte polari all’equatore.

Sono state individuate 230mila specie, di cui soltanto un decimo catalogate. Le aree più ricche di biodiversità sono risultate il Giappone e l’Australia con circa 33mila specie, seguite dai mari della cina (22mila), dal Mediterraneo (17 mila) e dal Golfo del Messico, con 15mila specie. Il gruppo animale più numeroso è quello dei crostacei, che costituiscono il 19 per cento della fauna marina. Seguono i molluschi (17 per cento) e i pesci (12 per cento). Alghe e organismi monocellulari costituiscono il 10 per cento.

La catalogazione è ancora parziale, gli scienziati pensano che siano moltissime le specie tuttora sconosciute. I risultati completi della ricerca, di cui sono stati diffusi soltanto alcuni dati parziali, verranno fatti conoscere il 4 ottobre prossimo in una conferenza a Londra.