Nel 2011 raddoppiato il numero di morti per gli attacchi di squali

Pubblicato il 8 Febbraio 2012 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Nel 2011 il numero di attacchi a uomini da parte di squali e' rimasto stabile, mentre e' raddoppiato quello delle vittime. E' quanto emerge dal rapporto International Shark Attack File dell'universita' della Florida.

Un andamento che pero' varia a seconda delle aree geografiche. Negli Stati Uniti infatti, e in Florida, si e' registrato un calo costante negli ultimi 5 anni, mentre nel resto del mondo il numero delle vittime ha raggiunto il picco degli ultimi 20 anni.

Per l'esattezza ci sono stati complessivamente 75 attacchi non provocati (valore in media con quello degli ultimi 10 anni) e 12 morti (di cui 3 in Australia, 2 alle Reunion, 2 alle Seychelles e in Sudafrica, 1 in Costa Rica, Kenya e Nuova Caledonia), una cifra doppia rispetto al 2010.

Nell'ultima decade il tasso di morti e' stato inferiore al 7%, mentre nel 2011 e' arrivato al 16%. Se poi si escludono gli Usa, dove gli attacchi sono stati 29 ma senza morti, allora il tasso di mortalita' mondiale sale al 25%.

Questi dati dimostrano, secondo il rapporto, che i turisti si avventurano in posti remoti, dove non ci sono stati in passato attacchi e poco attrezzati per i soccorsi. I paesi dove si sono registrati piu' attacchi sono Florida e Australia (11), Sudafrica (5), Reunion (4), Indonesia, Messico e Russia (3), Seychelles e Brasile (2).

I surfisti sono il gruppo piu' colpito, con il 60% circa di attacchi subiti, seguono nuotatori (35%) e sub (5%). Tuttavia, nonostante l'alto numero di morti, ci si dovrebbe ricordare che in realta', rileva il rapporto, ''e' l'uomo la peggior minaccia per gli squali. La pesca intensiva e la domanda di carne fresca e di pinne usate per le zuppe, piatto costoso della cucina asiatica, mette a grave rischio squali e razze. Uccidiamo dai 30 ai 70 milioni di squali all'anno con la pesca''.