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Mozziconi di sigaretta in spiaggia: rifiuti tossici che mettono a rischio i pesci e la nostra salute

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(Foto archivio Ansa)

MILANO – Non solo plastica. Ad inquinare l’unico pianeta che abbiamo, le sue spiagge e i suoi mari, con conseguenze dirette sulla nostra salute, sono anche i mozziconi di sigaretta e le loro 4mila sostanze nocive, dall’arsenico al catrame, passando per la formaldeide e il benzene.

Mentre si parla (per fortuna) sempre di più dell’inquinamento prodotto dalla plastica e dalle microplastiche, che, tra l’altro, finiscono nello stomaco dei pesci e quindi sulle nostre tavole, meno si parla dei filtri lasciati sulla sabbia o sulle strade, che arrivano nei tombini e quindi in mare. Il ciclo, alla fine, è sempre lo stesso: dal mare nello stomaco dei pesci e quindi nei nostri piatti. 

Le cicche di sigaretta, spiega il rapporto Beach Litter di Legambiente, sono al quarto posto nella triste classifica dei rifiuti più diffusi sulle spiagge italiane dopo i pezzi di plastica, di polistirolo e tappi e coperchi. Nell’indagine è stato trovato l’equivalente di 359 pacchetti di sigarette in 9 chilometri di arenile. 

Eppure, sottolinea al Mattino Roberto Danovaro, presidente del CdA della Stazione Zoologica Anton Dohrn, si tratta di un rifiuto tossico in cui sono presenti oltre 4mila sostanze nocive prodotte dalla combustione del tabacco: catrame, arsenico, acido cianidrico, ammoniaca, acetaldeide, formaldeide, benzene, polonio-210, fenoli e piridine. Tutte sostanze chimiche tossiche che si insinuano e si accumulano nell’ambiente. I filtri, inoltre, sono fatti di acetato di cellulosa, una sostanza sintetica che impiega decenni a decomporsi. 

Se sul fronte della plastica si sta facendo qualcosa, con leggi ad hoc anche da parte dell’Unione europea, al momento tutto tace sul fronte dei mozziconi. Si segnalano singole iniziative virtuose, come “Adotta un secchione” di Save the Sea Roma, che mette a disposizione degli stabilimenti balneari del litorale romano contenitori per la raccolta di rifiuti e mozziconi, ma anche quelle di Clean Up Italia e Legambiente. E adesso si attende che anche le istituzioni facciano la loro parte. (Fonti: Legambiente, Il Mattino, Repubblica)

 

 

 

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