Una potenziale Fukushima a 500 km da Milano

ROMA – La prima centrale nucleare francese ad entrare in funzione nel 1977 potrebbe essere anche la prima a chiudere: situata nella cittadina di Fessenheim, al confine tra Francia, Svizzera e Germania, ad appena 500 chilometri da Milano, la centrale è stata costruita su una zona sismica e si trova nelle vicinanze di un complesso sistema di dighe, che la rende una potenziale ‘Fukushima europea’.

Evidenziando le preoccupanti somiglianza tra Fessenheim e Fukushima ed alla luce delle dichiarazioni di Angela Merkel, che ha annunciato la chiusura delle centrali nucleari in Germania, gli attivisti francesi contrari al nucleare della rete “Sortir du Nucléaire” si sono mobilitati perché anche il presidente francese Nicolas Sarkozy annunci un abbandono del nucleare e chiuda questa centrale, pericolosamente vicina all’Italia, che nell’eventualità di una catastrofe nucleare sarebbe investita dalla nube radioattiva.

“La catastrofe in Giappone ha reso evidente la pericolosità di questa centrale”, ha sottolineato il fisico Jean-Marie Brom e direttore di ricerca al Cnrs di Strasburgo, che ha poi osservato come anche le autorità francesi debbano prendere coscienza di quanto sta accadendo: “la pressione popolare cresce ogni giorno, Sarkozy non potrà affrontare l’imminente campagna elettorale senza fare i conti con noi”. Pressione che né la destra né la sinistra francese hanno mai subito sulla scelta dell’energia nucleare, sempre ampiamente condivisa dai programmi delle due fazioni politiche francesi.

I tecnici dell’Edf, il gruppo pubblico che gestisce la centrale, smentiscono la pericolosità del sito nucleare, spiegando come importanti interventi di ri modernizzazione siano stati fatti dal 1977 ad oggi, e sostengono che chiedere la chiusura della centrale solo perché ‘vecchia’ sarebbe un errore, perché “ragionando così bisognerebbe demolire tutti gli immobili parigini che hanno più di trent’anni”, come ha spiegato Henri Proglio, che attende da alcune settimane la risposta della Autorité de surete nucléaire (Asn) alla sua richiesta di prolungare di altri dieci anni l’attività del primo reattore di Fussenheim.

La centrale rappresenta il simbolo dell’attività nucleare in Europa e la sua chiusura, per gli attivisti come Brom, sarebbe il primo passo verso lo smantellamento del nucleare in Europa, anche se il governo francese continua a sostenere il nucleare, convinto che lo stabilimento di Fussenheim si confermerà sicuro al momento degli “stress test” previsti per tutte le centrali francesi dopo la catastrofe di Fukushima. “Noi puntiamo ad un nuovo referendum per chiedere ai cittadini quello che davvero pensano, come avvenne in Italia”, ha spiegato Brom che ritiene possibili un nuovo inizio e l’abolizione dal nucleare.

La catastrofe nucleare che ha interessato la centrale di Fukushima in Giappone ha rappresentato per l’Europa una spinta a testare la sicurezza delle proprie centrali nucleari, e che nel caso della Merkel ha portato alla decisione di chiudere tutte le sue centrali e scegliere una politica ‘verde’, al contrario dell’Italia che nel decreto Omnibus del 27 maggio ha stabilito il congelamento delle attività nucleari in attesa di maggiori informazioni, rischiando così di far saltare il referendum del 12 e 13 giugno in cui gli italiani dovranno confermare alle urne la decisione presa dopo la catastrofe di Chernobyl di rinunciare ad un programma di sviluppo dell’energia nucleare in Italia.

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