ROMA – Le galline producono 330 uova l’anno e poi non le covano più. Il loro istinto a covare muore con la sovrapproduzione a cui sono obbligate. La mucca Frisona invece non sa brucare e se passa 4 giorni lontana dal fienile muore di fame. Queste sono solo due delle razze autoctone che potrebbero scomparire, proprio come ogni settimana due razze italiane scompaiono.
Riccardo Fortina, docente di Nutrizione e Alimentazione animale alla facoltà di Agraria dell’università di Torino, spiega che le esigenze di produzione di carne, uova e prodotti alimentari uccide i normali comportamenti degli animali e mette a rischio la sopravvivenza delle specie. Fortina spiega a Chiara Beria Di Argentine de La Stampa:
«No, purtroppo. Sono delle macchine da uovo – alcune arrivano a 330 uova l’anno, quasi una al giorno – e hanno perso l’istinto delle galline normali. Ormoni, ritmo pazzesco. Se dovessero covarle tutte diventerebbero pazze, quindi le lasciano lì e vengono prese per essere l’indomani vendute al supermercato. Invece, la nostra vecchia gallina autoctona non solo covava ma poteva fare anche la chioccia. Cose di nessun interesse? Chi ci dice che, magari fra 30 anni, non avremo di nuovo bisogno del loro istinto alla cova?».
Fortina non è un vegano convinto che maledice chi mangia carne, ma parla a giusta causa della necessità di un consumo e di una produzione consapevole della carne e di rispetto dell’animale negli allevamenti:
«Nel mondo ogni settimana perdiamo 2 razze autoctone. In Italia – Paese dal ricco patrimonio zootecnico – 130 su 155 razze di mammiferi lottano per la sopravvivenza. Dal dopoguerra già 50 razze sono sparite. Con la meccanizzazione dell’agricoltura hanno sofferto soprattutto gli asini ma anche le razze suine sono scese da 23 a 5. Abbiamo perso, tra le altre, il maiale di Cavour e quello di Garlasco. I nostri erano maiali neri, sono stati sostituiti da quelli rosa del Nord Europa.
Quanto alle mucche è scomparsa, per esempio, la razza Pasturina (simile alla Chianina): troppo grande, mangiava troppo. Sopravvivono pochi esemplari di Pontremolese: non serve a fare né latte né carne ma è la vacca che, dai tempi di Michelangelo, tirava i carri con i pesanti blocchi di marmo. Un monumento nazionale da tutelare. Non solo. La rusticità forse è un termine che non dice niente ma è la capacità dell’animale di adattarsi. Le nostre vacche sopravvivevano anche ad alte quote fuori dalla stalla, la Frisona dopo 4 giorni muore perché non sa pascolare. E se un giorno non ci fossero più stalle?»”.