ROMA – Plastica è nell’80% dell’acqua che beviamo, anche a casa. Nell’acqua che beviamo sono disciolte microscopiche fibre di plastica. In quasi tutta l’acqua che beviamo: negli Stati Uniti nel 94% dei campioni esaminati, in Europa nel 72%. Significa che la plastica è contenuta nell’acqua degli oceani, dei fiumi, dei laghi, in quella che esce dal rubinetto di casa, nell’acqua in bottiglia di aziende che usano superfiltri.
Significa che la plastica che riempie il mondo e di cui ci illudiamo di essercene disfatti è invece presente negli alimenti (speso a base di acqua) che mangiamo. Parliamo di pane, pasta, zuppe, latte artificiale… La plastica non solo inquina l’ambiente ma contamina, subdola, i nostri corpi, entrando a forza nella catena alimentare che regola i nostri organismi.
Sono inquietanti i risultati della ricerca originale di Orb Media, un sito di informazione non profit di Washington. I campioni prelevati negli Usa dimostrano come acqua contaminata dalla plastica sgorghi dai rubinetti del Congresso come della Trump Tower: nessuno è al riparo. Nel mondo la contaminazione da plastica raggiunge l’83% dell’acqua esaminata, negli Usa per il 94%, in Europa per il 72%, in Indonesia per il 76%. Come le fibre microscopiche riescano a non essere smaltite diversamente è per ora un mistero.
Di sicuro è stato rilevato un grande impatto sulla fauna: “Se sta avendo un impatto sulla fauna selvatica, come possiamo pensare che non avrà un impatto su di noi?”, dice Sherri Mason, una delle pioniere della ricerca sulla microplastica, che ha supervisionato lo studio della Orb Media.
Gli scienziati non sanno in che modo le fibre di plastica arrivino nell’acqua di rubinetto, o quali possano essere le implicazioni per la salute. Qualcuno sospetta che possano venire dai vestiti sintetici, come gli indumenti sportivi, o dai tessuti usati per tappeti e tappezzeria. Il timore è che queste fibre possano veicolare sostanze chimiche tossiche, come una sorta di navetta che trasporta sostanze pericolose dall’acqua dolce al corpo umano. ( Dan Morrison e Chris Tyree per La Repubblica)