ROMA – Il trasporto dei rifiuti di Roma fuori dal Lazio è un appalto, la gara per l’appalto è stata indetta dall’Ama (Azienda Municipale Ambiente), l’appalto è stato vinto da qualcuno che si occuperà di portare la “monnezza” della Capitale, quasi 5.000 tonnellate al giorno.
Ma c’è un problema di trasparenza: chi ha vinto l’appalto? L’Ama non lo comunica. I romani non sanno quali sono i due consorzi di imprese che saranno pagati 75 mila euro al giorno, oltre 2,1 milioni di euro al mese per due mesi, per liberare Roma dalla grana-rifiuti. Non lo sanno i romani e non lo sanno i cittadini della regione del Nord che accoglierà i rifiuti capitolini (la più probabile è l’Emilia Romagna).
Quel che si sa viene dal comunicato ufficiale dell’Ama:
«Ama comunica di aver aggiudicato la procedura ad inviti per il servizio di prelievo, carico, trasporto recupero-smaltimento, dei rifiuti residui dall’attività di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti) giornalmente prodotti negli impianti di Trattamento Meccanico Biologico dell’azienda. I servizi attivati da Ama con tale procedura saranno operativi dal primo ottobre e avranno la durata di 2 mesi rinnovabili per altri 2 mesi L’aggiudicazione è andata a buon fine per entrambi i lotti messi a bando, per un totale stimato di 38.160 tonnellate di scarti e Fos nel bimestre. Il primo lotto riguarda scarti di lavorazione per una quantità complessiva stimata in 26.000 tonnellate nel bimestre; il secondo la frazione organica stabilizzata per complessive 12.160 tonnellate nel bimestre. I due lotti sono stati aggiudicati a due differenti raggruppamenti temporanei d’impresa con sedi plurime in Italia. Rispetto alla base d’asta di 134,80 euro a tonnellata, il ribasso è stato di circa il 15% per il primo lotto e di circa il 19% per il secondo lotto con un costo medio intorno ai 113 euro a tonnellata»
A Mauro Evangelisti del Messaggero il Comune di Roma ha risposto che la scelta di non comunicare il nome delle aziende vincitrici è stata “una decisione dell’Ama”. Ma non è l’unico “bug” nella gestione del problema-rifiuti. Scrive Evangelisti:
“In parallelo permane l’incertezza sulla discarica di Falcognana dove comunque andrebbe solo un quinto dei rifiuti. Il ministro Andrea Orlando è ancora in missione a New York (ha incontrato il commissario Ue all’ambiente Potocnick da cui ha ricevuto i complimenti dopo che gli ha spiegato che a Roma si stanno superando i problemi che hanno portato alla procedura d’infrazione). Fino a domani Orlando non potrà firmare il decreto per Falcognana. Improbabile che il primo ottobre la discarica della Ecofer possa accogliere 300 tonnellate di rifiuti già trattati. Neppure il contratto è stato firmato visto che non c’è il decreto. E poi servirà il certificato antimafia. Si può fare tutto in fretta, ma se il ministro firma solo domani è arduo che tutto sia pronto per il primo ottobre. Dal Pdl Pietro Di Paolo prova a non inasprire i toni: «Ma sinceramente ho dubbi sulla tempistica: il ministro tornerà in Italia solo domani; sul trasporto dei rifiuti fuori dal Lazio ancora non ci sono certezze; e non sappiamo neppure dove andranno i rifiuti trattati dalla Colari». Su questo ieri ha spiegato l’avvocato Manlio Cerroni: «Non è ipotizzabile una proroga su Malagrotta per smaltire i residui dei rifiuti trattati dentro il sito. Tra sabato e domenica avremo delle indicazioni». Ancora incertezze, dunque. Esiste una ipotesi, molto forte, che la Fos (la frazione organica stabilizzata) resti a Malagrotta“.