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Rom, piaga roghi rifiuti tossici: forse esercito a Roma

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Rom, piaga roghi rifiuti tossici: forse esercito a Roma

ROMA – E’ allarme roghi tossici a Roma: li appiccano nei campi rom, divenuti ormai inceneritori a cielo aperto che non conoscono turni di riposo né feste comandate. Dal campo di via Salone a Castel Romano i nomadi bruciano ogni tipo di rifiuto producendo fumi tossici. Al punto che lo scorso 19 settembre, il ministro Marco Minniti, dinanzi alla Commissione parlamentare sulle periferie, ha parlato di “emergenza”, invocando “tolleranza zero” e persino “l’intervento dell’esercito”.

La data simbolo è quella dell’8 luglio quando l’incendio alla periferia est di Roma mostrò al mondo intero la filiera criminale dello smaltimento abusivo di rifiuti. Gli abitanti di Torre Spaccata invasero via Togliatti per chiedere aiuto alla sindaca Virginia Raggi: “I fumi ci intossicano – dicevano – viviamo in una discarica”. Ma da allora non molto è cambiato.

Dopo quella data, l’Arpa Lazio (Agenzia regionale per l’ambiente) ha misurato i livelli di diossina dell’aria a Torre Spaccata, nei due giorni successivi all’incendio. I numeri sono da brivido:  6.217 fg/m³, venti volte oltre la soglia di attenzione fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ma l’allarme riguarda tutte le zone più a rischio della città, nella cintura dei campi nomadi regolari o tollerati. A Roma ci sono quattro insediamenti enormi: La Barbuta, via Salone, via Salviati e Torre Spaccata. E poi Castel Romano, Camping River, Gordiani, via Can doni e Lombroso. Poi c’è la miriade di campi nomadi abusivi che sorgono praticamente ovunque: lungo le scarpate, come a via del Cappellaccio a Roma sud, sotto i viadotti, via della Magliana, sull’Ostiense, a Morena, sulla Collatina, nelle radure del Pratone delle Valli, nelle valli di Quartaccio, ecc.

Non molto è cambiato, osserva il Corriere della Sera, se il 12 ottobre, la Commissione parlamentare, apprestandosi a chiudere i lavori,

ha scritto al ministro, ricordandogli gli impegni presi durante l’audizione, e ai sindaci delle città dei roghi domandando dati sui campi rom autorizzati, stime sui non autorizzati e notizie su eventuali misure già adottate. Il nodo è in buona parte anche politico, perché l’attivazione dei Comitati metropolitani ricade sui primi cittadini: le elezioni alle porte e le polemiche aperte sulla gestione delle città potrebbero non agevolare le relazioni tra la Commissione parlamentare a guida Forza Italia-Pd e le sindache M5S di Roma e Torino.

Negli stessi giorni il prefetto di Roma, Paola Basilone ha rilanciato l’ipotesi Minniti sull’uso dell’esercito, ma mancano le risorse: “L’esercito già garantisce con 1.900 soldati l’operazione “Strade sicure” a Roma”. Il prefetto ha spiegato ai commissari che i rom si servono dei loro stessi figli: “I roghi li fanno appiccare dai minori, perché sanno benissimo che il minore non è imputabile”.

Insomma l’ipotesi dell’esercito a Roma, non è così lontana da venire. “Deciderà il comitato metropolitano, alla luce dei contributi del sindaco, della Regione e delle forze di polizia”, ha sottolineato il prefetto. “Decideremo insieme – ha aggiunto – perché il problema della sicurezza dei cittadini delle periferie è urgente così come è urgente garantire la sicurezza dal terrorismo, quindi si tratta di esigenze da ponderare”.

 

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