Spostare case e aziende: il piano (impossibile) contro le alluvioni

ROMA – Cosa bisogna fare per evitare che un qualsiasi torrente possa gonfiarsi d’acqua all’inverosimile facendo i danni visti a Genova? La risposta è semplice, l’applicazione molto meno. Bisogna “ripristinare le aree golenali”, dicono i tecnici. In altre parole bisogna restituire a fiumi e torrenti la loro “casa”, spostando però case e aziende. Nel Paese dell’abusivismo edilizio significa insomma far piazza pulita, dove serve, di abitazioni e sedi di imprese costruite dove non si dovrebbe. Difficile pensare che qualcuno lo farà mai.

A dirlo sono i Piani di assetto idrogeologico che, regione per regione, elencano gli interventi necessari per ridurre il potenziale pericolo rappresentato da alcuni fiumi. Operazioni che costano, ovviamente, ma che potrebbero salvare molte vite, come spiega a Repubblica Luigi D’Alpaos, esperto di sicurezza idraulica e ordinario all’università di Padova: “Un invaso da 60 milioni di metri cubi risolverebbe ad esempio il problema delle piene per fiumi come il Piave e il Bacchiglione. Costa 150 milioni di euro”.

I Pai indicano fiume per fiume gli interventi da fare. Costo complessivo 44 miliardi di euro. Oggi però sono stati stanziati in tutto 2 miliardi tra Stato e Regioni, secondo i numeri dell’associazione costruttori ripresi da Repubblica. Non solo: nessun cantiere di quelli previsti è stato aperto e i fondi erogati sono appena 300 milioni, utili solo a tamponare le emergenze. Per la manutenzione dei corsi d’acqua non va meglio: negli ultimi 5 anni i fondi sono stati tagliati dell’84%. Erano 500 milioni nel 2008, saranno 84 nel 2012. Troppo poco visto che in Italia l’82% dei Comuni è a rischio idrogeologico. Nonostante questo, secondo Legambiente, i comuni continuano a concedere l’autorizzazione a costruire in zone a rischio, per esempio a ridosso dei fiumi.

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