Vado Ligure (Savona). Tirreno Power: Procura stringe, incriminazioni in arrivo

Vado Ligure (Savona). Tirreno Power: Procura stringe, incrimiazioni in arrivo
La centrale di Tirrena Power a Vado: mille morti?

VADO LIGURE, SAVONA – Monta la pressione attorno alla vicenda della Tirreno Power di Vado Ligure. Della centrale a carbone di Vado, costruita a fine anni ’60 da Enel e ceduta ai nuovi proprietari nel 2002. sono soci, in una complessa struttura azionaria, Suez Gaz de France, che ha il 50%, Hera e Iren che hanno il 22 del restante 50% e Sorgenia del Gruppo Cir della famiglia De Benedetti, che ha  il 78% del 50.

La centrale da un paio d’anni almeno è al centro delle proteste dei cittadini e delle attenzioni della Procura della Repubblica di Savona.

C’è stato un aumento della tensione nelle ultime settimane. Il quotidiano il Secolo XIX ha cominciato a pubblicare con anticipazioni sulle indagini dei periti della Procura, gli sfoghi dei cittadini, mentre la Stampa ha dato conto della evoluzione giudiziaria e il Fatto ha riportato degli intoppi al Ministero.

Il ministro per l’Ambiente, Andrea Orlando, ha preso posizione anche lui, in una intervista al Secolo XIX. Anche se i toni sono quelli di risposte e domande scritte, le cose riportate sono interessanti:

” 1. cosa cambia per l’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale) concessa alla centrale a carbone di Vado Ligure? Che cosa cambia dopo le prime rivelazioni sull’inchiesta aperta dalla Procura di Savona?

«L’inchiesta è un fatto autonomo. In base a quanto sta emergendo abbiamo già chiesto all’Osservatorio regionale di acquisire i dati dell’indagine epidemiologica consegnata ai magistrati dai consulenti incaricati».

2. “L’Osservatorio è il braccio operativo del suo ministero sul territorio?

«Non esattamente, è stato previsto nell’ambito della autorizzazione della costruzione del gruppo a carbone».

3. “Perché avete chiesto i dati di quell’indagine?

«Per valutare se al suo interno ci fossero degli elementi nuovi rispetto al passato. Elementi che potrebbero creare le condizioni per riaprire i controlli ambientali».

4. “Si poteva fare prima?

«Le procedure e i parametri stabiliti sono sempre stati rispettati. Ora sorgono elementi nuovi, possiamo e dobbiamo verificarli. Se ci indicheranno che si dovrà intervenire rispetto all’attuale Aia (Autorizzazione integrata ambientale), il ministero interverrà».

5. “Si è dovuta muovere la Procura della Repubblica perché si muovesse il Ministero.

«Ripeto, l’inchiesta è un fatto autonomo. E se si renderà utile anche un ulteriore studio epidemiologico, mi attiverò con il ministero della Salute affinché venga finanziato».

6. “Se, leggendo l’indagine dei consulenti, quei mille morti in più fossero confermati?

«Sicuramente emergerebbe una luce nuova e drammatica. Vediamoli, e sulla base di queste ricerche, come viene indicato un rapporto di causa effetto tra l’impianto e le patologie richiamate. Questo elemento può aiutare a comprendere se queste patologie sono legate al funzionamento dell’impianto e in che misura a quello attuale».

7. “I parametri stabiliti per la centrale di Civitavecchia risultano essere già più restrittivi.

«Difficile fare una comparazione, ma direi che siamo in linea».

8. “Si potrebbe arrivare a una temporanea chiusura della centrale di Vado su iniziativa della Procura?

«Se la procura avesse ravvisato i presupposti, cioè quelli di un pericolo imminente, avrebbe gia richiesto provvedimenti in tal senso, lo dico ancor più conoscendo lo scrupolo e il rigore dei magistrati savonesi. Ripeto, conosciuto l’esito dell’indagine e gli elementi contenuti nella perizia si potranno assumere, ove necessario, ulteriori provvedimenti».

9. “Stabilire cioè, che quei morti sono stati causati dalle emissioni della centrale e dai suoi fumi?

«Intanto verificare se i dati trapelati dicono effettivamente questo e poi, appunto, valutare l’eventuale correlazione tra l’anomalia dei dati rispetto alla media nazionale e come i ricercatori li riconducano all’attività dell’impianto. Un passaggio rispetto al quale sara importante anche conoscere la valutazione finale della procura e del giudice terzo».

La situazione a Vado Ligure è complessa. La Procura dell Repubblica di Savona sembra avere le idee chiare, come ha riportato la Stampa, il 26 settembre:

“C’è stato un danno per la salute”.

Sul Fatto del 28 settembre, Mario Molinari e Ferruccio Sansa avevano scritto parole più deprimenti:

“La commissione incaricata dal ministero della Salute ha detto no al progetto per compiere – dopo quarant’anni di attesa – uno studio epidemiologico”.

Eppure, hanno notato Molinari e Sansa,

“nell’ambito dello stesso concorso, il Ministero ha trovato i soldi per compiere – sempre in Liguria – una ricerca sull’“Herpes Zoster: valutazione dell’impatto socio-sanitario e implementazione di un programma di vaccinazione nella popolazione adulta in Italia”. Insomma, il fuoco di Sant’Antonio, malattia estremamente fastidiosa, ma meno minacciosa del tumore e dell’infarto”.

La Regione Liguria ha presentato domanda per accedere ai fondi previsti ogni anno nel bando del Centro Controllo Malattie (Ccm) del ministero della Salute:

“Risposta: picche. Su 292 progetti presentati da tutte le regioni ne sono passati 52. Tra cui quello sull’herpes e altri, per dire, “sull’applicazione di uno strumento di business intelligence alle banche dati sanitarie”. Oppure su soggetti piuttosto ostici come una “smart clinical pathway per una sanità giusta”.

Ma non tutti

“se ne sono stati, come Simona Simonetti (Verdi), assessore all’Ambiente di Vado:

“La gente deve potersi difendere dall’inquinamento. Ma deve anche essere informata. Non può essere tenuta all’oscuro. È un’ulteriore ingiustizia”.

Alla fine saranno i dati forniti dai periti della Procura a dire che cosa respira la gente di Vado e Quiliano. L’indagine – ancora a carico di ignoti – per omicidio colposo e disastro ambientale è arrivata al termine. Come scrive la Stampa, sono in arrivo:

“le prime iscrizioni nel registro degli indagati per l’inchiesta aperta due anni fa (giugno 2011) dalla Procura di Savona sulla Tirreno Power. Il fascicolo d’inchiesta, nel quale si ipotizzavano i reati di omicidio colposo e lesioni colpose nei confronti di ignoti, come pure disastro ambientale, era finora – e non è un gioco di parole – «contro ignoti».

“Nelle ultime settimane l’inchiesta ha avuto un’accelerazione, legata al deposito – a fine giugno – della maxiperizia stilata dai consulenti della Procura e costata due anni di lavoro e numerose riunioni congiunte tra pm ed esperti. Esaminata la perizia nella sua stesura conclusiva, archiviata la pausa ferie e anche vista l’imminente partenza da Savona dei sostituti che affiancano il procuratore Granero, Chiara Maria Paolucci e Danilo Ceccarelli,  in Procura si è deciso di stringere i tempi.

“Ha precisato il procuratore Granero che il lavoro della polizia giudiziaria è ora teso alla valutazione della «natura delle condotte» all’interno di Tirreno Power. Il che, tradotto dal gergo giuridico, sta a significare che si è passati, evidentemente dopo aver consolidato una o più ipotesi di reato, a individuare i possibili responsabili. Già ieri a Palazzo di giustizia l’avvocato savonese di riferimento di Tirreno Power (Fausto Mazzitelli) ha avuto contatti con i magistrati che si occupano del fascicolo”.

Incalza il Fatto:

 

“Sembra impossibile che lo Stato o la Regione Liguria, che hanno bilanci di miliardi, non possano trovare mezzo milione per finanziare un’indagine epidemiologica seria”, sibilano due residenti, che vivono accanto alle ciminiere. 500 mila euro, questa era la spesa prevista. Ma la centrale di Vado è un nodo scomodo: per il Comune di Savona che vedeva le sue iniziative sponsorizzate dalla Tirreno Power, per gli industriali che l’hanno sostenuta. Per Pdl e Pd che hanno taciuto, ma hanno deciso in Regione l’ampliamento. E i maligni sussurrano che a suggerire cautela, più dei posti di lavoro a rischio, sia stata l’attenzione verso i potenti soci della centrale. Tirreno Power, è partecipata dal gruppo Sorgenia che fa capo alla Cir della famiglia De Benedetti”.

In questo “concerto” una nota stonata, riferisce la Stampa, è stata la richiesta di Rifondazione e Sel, due alleati importanti della maggioranza che regge la Regione Liguria, hanno chiesto al presidente Claudio Burlando (Pd) di

“fermare il raddoppio della centrale”.

Intanto, secondo Molinari e Sansa, a Vado, Quiliano e alle porte di Savona

“si sta diffondendo il panico. Migliaia di persone vivono letteralmente all’ombra della centrale Tirreno Power. Migliaia di persone costrette a vivere senza sapere se ogni giorno rischiano la morte. Di sicuro, la Procura di Savona sta per chiudere un’inchiesta che ha richiesto anni. Ogni giorno si attende che sia reso pubblico l’esito della perizia degli esperti”.

Sui giornali, il Secolo XIX in testa, ma anche la Stampa è puntuale,

“vengono pubblicate indiscrezioni che parlano di mille morti dovute alla centrale (ipotesi respinte da Tirreno Power)”.

Viene citato Fabrizio Bianchi, epidemiologo consulente del comune di Vado:

“Sarebbe il più alto che io abbia mai visto in Italia e nel resto del mondo. A Taranto, per capirci, l’incidenza dei tumori è maggiore del 10-20% rispetto alla media. Qui, stando alle indiscrezioni, l’incremento dei tumori sarebbe del 100%. I malati sarebbero il doppio della norma”.

Bianchi aggiunge:

“A Taranto, almeno, hanno dei dati sulle cause di morte. A Vado, invece, la centrale lavora da decenni e nessuno ha mai compiuto un’indagine epidemiologica”.

Finora, riferiscono Molinari e Sansa, ci si è dovuti accontentare di ricerche senza rigore scientifico:

“I dati annuali sulla mortalità maschile per tumore ai polmoni su 100.000 abitanti parlano di 54 decessi in Italia, 97 a Savona e 112 a Vado. A dirlo non sono pericolosi estremisti, ma l’Ordine dei Medici. La Regione Liguria e il Governo negli anni scorsi hanno concesso il via libera all’ampliamento della centrale. E l’Aia, autorizzazione integrata ambientale. Le ciminiere continueranno a fumare: già oggi si bruciano 5.000 tonnellate di carbone al giorno, ma saranno costruiti nuovi gruppi”, che saranno “Meno inquinanti”, a quanto assicura Tirreno Power, negando ogni connessione tra i morti e la centrale”.

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