Ecco perché Villa Adriana è “minacciata” da una discarica

Pubblicato il 12 Marzo 2012 - 15:58 OLTRE 6 MESI FA

TIVOLI – Villa Adriana è minacciata da una discarica: l’area di Corcolle è uno dei due siti (l’altro è Riano) individuati per sostituire la mega-discarica di Malagrotta che serve la capitale, quando verrà chiusa. La scelta del sito, raccontano Sergio Rizzo e Gian antonio Stella dalle colonne del Corriere, a poca distanza della residenza dell’imperatore romano Adriano e patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ha innescato una serie di proteste, tra cui la stessa organizzazione mondiale che paventa la revoca del prezioso sigillo.

Lo ha scritto a Carlo Ripa di Meana la signora Petya Totcharova, capo area del World Heritage center: “Riguardo il progetto di discarica nei pressi di questo Patrimonio dell’Umanità, si fa presente che è stata già espressa preoccupazione allo Stato menmbro e si è in attesa di una relazione”.

La zona perimetrata della discarica disterebbe meno di mille metri dalla fascia di rispetto di villa Adriana. Vi immaginate migliaia e migliaia di turisti che visitano Villa Adriana con la mascherina antipuzza? Di questo scempio si sono già occupati diversi media internazionali. Dopo Le Monde, il Daily Telegraph, il Guardian e la BBC, l’ultima a parlarne è stata l’americana CBS che ha dedicato ben 4 minuti a questo scandalo, in un servizio che terminava con l’epitaffio: “Sono porci questi romani”.

In una memoria alla base del ricorso al Tar – scrivono Rizzo e Stella – e di una denuncia penale da cui è nata un’inchiesta sarebbero indicati ance alcuni aspetti che ne sconsigliano il procedimento: “Memoria che contesta il rapporto dei tecnici che il prefetto di Roma Giuseppe pecoraro, nominato mesi fa commissario ai rifiuti, aveva incaricato di esaminare i pro e i contro di sette possibili siti individuati dalla Regione dopo che era apparso chiaro che la storica discarica di Malagrotta, dovpo aver accolto 36 milioni di tonnellate di spazzatura e dopo una litania di rinvii, sarebbe stata stavolta davvero chiusa”. […] I tecnici incaricati di alcuni accertamenti non si sarebbero accortim stanto ai rilievi, che l’area scelta confina con un fiumiciattolo che i vecchi del posto ricordano per rare ma devastanti piene torrentizie. Per non parlare delle falde acquifere che buttano, in un’area altamente permeabile, appena pochi metri sotto la superficie”.

Ma per capire cosa è successo bisogna risalire a un castello del XII secolo riadattato in villa settecentesca al centro di un’azienda agricola con agriturismo:

Il suo proprietario si chiama Giuseppe Piccioni ed è anche il socio al 50% della «Ecologia Corcolle», che si era candidata a gestire la discarica. Uno che vuol prendersi i rifiuti di Roma sotto casa non può essere che matto, penserete. Ma è ancora più curioso il seguito: dopo aver fatto la società per gestire i rifiuti nel suo giardino, ha fatto ricorso al Tar contro l’immondezzaio. Come mai? Gli atti della commissione d’inchiesta sulle ecomafie presieduta dal pidiellino Gaetano Pecorella sono illuminanti. Tutto comincia quando iniziano a circolare le voci che a Corcolle si farà una discarica. Alla commissione Piccioni spiega di essersi spaventato, ma di aver poi realizzato che essendo la cosa inevitabile, tanto valeva gestirla. Di qui l’idea di una società, la Ecologia Corcolle, fifty-fifty con i due figli di Claudio Botticelli, un signore che già gestisce una discarica a Lanuvio e che per i rifiuti ha avuto qualche grana giudiziaria. Dice anzi che fu Botticelli a proporgli l’affare. Quando però il presidente della Commissione gli chiede di spiegare perché ha fatto ricorso al Tar, si impappina. Dice che è sempre stato convinto che si dovesse trattare di una discarica di materiali inerti e non pericolosi… Pecorella gli fa notare l’«oggetto sociale della società». Dov’è previsto il trattamento di «rifiuti solidi urbani di qualunque oggetto considerato rifiuto, sia classificato speciale non pericoloso, sia speciale e pericoloso, compresi i rifiuti ospedalieri». «Lei capisce che siamo un po’ perplessi… », incalza la commissione. E Piccioni: «Non pensavo fosse una cosa così grande… Io non volevo questa discarica… Mia moglie non vuole venire più in campagna, a causa di questa discarica!»