Vulcani. Magma come spumante: ecco come esplode lo Stromboli

Quattro milioni di metri cubi che risalgono fino ai crateri sommitali e si riversano nella Sciara del Fuoco, provocando lo svuotamento dei condotti più superficiali del vulcano e una decompressione che ha avuto come conseguenza il richiamo di magma fresco e ricco di anidride carbonica e altri elementi volatili dal serbatoio del vulcano, a oltre 6 chilometri di profondità.

Un magma del genere, risale tumultuosamente lungo i condotti e si riversa con violenza all’esterno, proprio come un fiotto di spumante dopo che è saltato il tappo. E’ il meccanismo che ha preceduto le ultime due attività parossistiche del vulcano Stromboli, del 5 aprile del 2003 e del 15 marzo del 2007, svelato da una ricerca dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Il fenomeno, che si ripete a intervalli non regolari di qualche anno o più, è caratterizzato da violente esplosioni, lanci di bombe vulcaniche e lapilli, e forma una colonna eruttiva di gas e ceneri fino a 2 – 3 chilometri d’altezza.

”Aver rilevato che un volume specifico di magma viene eruttato prima dei parossismi recenti – spiega Sonia Calvari dell’Ingv di Catania – implica la possibilità di prevedere questi eventi, se riusciamo a misurare giornalmente il magma eruttato durante le fasi effusive. Queste misure del tasso eruttivo vengono condotte giornalmente, durante le crisi effusive, per mezzo del monitoraggio con telecamere termiche portatili utilizzate da elicottero, mezzo quest’ultimo solitamente messo a disposizione dalla Protezione Civile. Questa metodologia – ricorda Sonia Calvari – è stata messa a punto già nel 2003, ed applicata alle crisi eruttive 2003 e 2007”.

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