Aids, i farmaci possono fermare il contagio

ROMA, 13 LUG – A 30 anni dalla prima diagnosi una nuova rivoluzione si sta affacciando nel mondo dell'Aids, aiutata da una serie di ricerche scientifiche: quella della terapia come mezzo di prevenzione, un salto di qualità che verrà sancito proprio a Roma durante la International Aids Society Conference che si apre il 17 luglio. Ne è convinto Stefano Vella, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità e organizzatore del convegno.

"Il legame tra terapia e prevenzione non è nuovo nel mondo della medicina – spiega Vella – si pensi ad esempio alla Tbc, che con l'introduzione dei farmaci è stata debellata. Quello che le ricerche più recenti ci dicono è che il paziente curato è molto meno contagioso, e anche chi non è sieropositivo ha una certa protezione dall'uso dei farmaci. Questo si traduce in un messaggio molto semplice: se si riesce a portare le terapie nelle zone dove l'epidemia è più grande si può riuscire a 'spegnerla'".

Questo sarà uno degli argomenti principali della conferenza di Roma, che si preannuncia storica nel campo dell'Aids: "L'edizione di Vancouver del 1996 è quella rimasta nella storia per l'introduzione della terapia con tre farmaci – continua l'esperto – quella di Durban nel 2000 per aver introdotto la questione dell'accesso alle cure. Quella di Roma probabilmente lo sarà proprio per la svolta nel campo della prevenzione".

Nonostante gli indubbi passi avanti le scoperte sulle terapie non devono far dimenticare altre questioni altrettanto importanti per combattere la malattia: "Intanto bisogna dire che quello con i farmaci è solo un metodo di prevenzione, che va affiancato agli altri già conosciuti, come il preservativo – spiega Vella – non deve passare il messaggio che ora si possono avere comportamenti dissennati perché la terapia protegge.

Un'altra questione fondamentale è quella delle diagnosi, visto che più del 50% dei sieropositivi nel mondo non sa di essere infettato: se non si promuove l'uso più ampio possibile del test non si può poi sapere chi bisogna trattare, ed è impossibile abbattere la trasmissione. L'uso di eventuali 'pillole del giorno prima' deve essere pensato solo per soggetti ad altissimo rischio, e va prima inquadrata in una strategia globale di prevenzione che includa l'educazione dei comportamenti individuali".

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