Allarme Ue: la resistenza ad antibiotici aumenta in Italia

BRUXELLES – Il fenomeno della resistenza agli antibiotici nei batteri patogeni è in crescita nell’europa del sud, e in particolare in Italia, mentre è diminuito nel nord del continente (in Gran Bretagna, Olanda e Svezia). Lo ha affermato Marc Sprenger, il direttore dell’Ecdc (il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, con sede a Stoccolma), durante una conferenza stampa congiunta con i commissari Ue alla salute, John Dalli, e alla ricerca, Maire Geoghegan Quinn.

La conferenza stampa ha lanciato un nuovo piano d’azione della commissione europea contro la resistenza agli agenti antimocrobici, con 12 misure concrete per i prossimi cinque anni. Nel suo intervento, Sprenger ha presentato alcune mappe dell’Europa con nuovi dati sulla diffusione del fenomeno, paese per paese. Dai dati risulta che l’Italia nel 2010 è rimasta ai primi posti in Europa per quanto riguarda la presenza negli ospedali e nosocomi di stafilococchi resistenti alla meticillina (Mrsa): le analisi hannno confermato la presenza di mrsa nel sangue e nel fluido cerebro-spinale in più del 25% e fino al 50% dei pazienti. Risultati simili si sono verificati in Spagna, Grecia, Ungheria e Romania, mentre solo il portogallo sta peggio, con più del 50%. La situazione in italia, in questo caso, non è cambiata rispetto al 2009, mentre è peggiorata in Portogallo e in Slovenia, ed è migliorata invece in Gran Bretagna, in Olanda, in Estonia e in Svezia. La resistenza alla meticillina significa che gli stafilococchi sono resistenti praticamente a tutte le penicilline e anche agli antibiotici della classe delle cefalosporine.

La situazione più preoccupante per l’Italia riguarda i test sulla klebsiella pneumoniae, un batterio gram negativo normalmente presente nella mucosa respiratoria e nell’intestino dell’uomo, e molto diffuso in natura. I test ricercavano la presenza di klebsiella resistente ai carbapenemi (una classe di antibiotici a spettro molto largo). La resistenza ai carbapenemi implica anche una resistenza alle penicilline e alle cefalosporine.

A parte la Grecia, con un’incidenza fra il 25 e il 50 per cento, nel 2010, l’Italia è stato l’unico paese dell’ue in cui il fenomeno è stato riscontrato in un numero di casi oscillante fra il 10 e il 25 per cento, con un netto peggioramento rispetto ai livelli del 2009, che erano sotto il 5%. Oltre che in Italia, la situazione è peggiorata anche in Ungheria e Portogallo, che comunque restano rispettivamente sotto il 10% e sotto il 5%. Un’ultima cartina dell’europa pubblicata dall’Ecdc riguarda il fenomeno della multiresistenza di klebsiella a tre diverse classi di antibiotici di terza generazione: cefalosporine, fluorochinoloni e aminoglicosidi. Anche in questo caso, a parte la Grecia dove i casi registrati superano il 50%, lItalia è fra i paesi in situazione peggiore, insieme a Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca, Lettonia e Lituania, con un’incidenza fra il 25 e il 50 per cento.

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