Capelli biondi

Raccolse accuratamente un capello di lei sul sedile dell’auto e lo gettò fuori.

“Amore, stavo pensando, perché non ti fai bionda?”- Fece lui cogitabondo.

“Bionda? Perché?” – Chiese lei.

E lui, con aria assorta: “Penso che staresti bene”.

“Dici?”- Esclamò lei, sorpresa dal suggerimento.

“Beh, hai la pelle chiara, sono sicuro che quel colore ti donerebbe, e molto”.

“Una volta ho indossato una parrucca bionda: in effetti, mi stava bene. Per un certo periodo ho anche portato i capelli rosso rame, non ero male neanche in quel modo”- Esclamò lei, ricordando i numerosi consensi…

“No, no!”- Lui, agitato.

“No a cosa?” – Chiese lei di rimando.

“No! I capelli rossi no! Ti prego!” – Continuò allarmato.

“Proprio non ti piacciono i capelli rossi? – Gli chiese lei, preoccupata.

“No, non molto. Certo, se tu fossi rossa di capelli mi piaceresti lo stesso, ma doverteli fare così ora…no, non metterebbero in risalto i tuoi begli occhi” – Rispose lui, assorto in pensieri lontani…

Lei sospirò: “Cosa aveva fatto di tanto buono per meritare un uomo come quello che si preoccupava tanto del suo aspetto?!”

Nello stato di beatitudine che le provocò la certezza di essere destinataria di tanta grazia proiettò sul vetro del parabrezza l’immagine di se stessa, chioma bionda e fluente, camminare orgogliosa al braccio di lui, entrambi racchiusi in un cerchio di luce abbagliante.

E lui, ancora, riprendendo premurosamente il discorso: “Cambiare il colore in biondo ti aiuterebbe a nascondere meglio i capelli bianchi”.

“Il fatto è che quelli bianchi sono molto pochi rispetto al resto dei capelli che ancora non lo sono. Corro il rischio che questi ultimi, crescendo, diventino ancora più evidenti di quegli altri” – Fece lei, assalita dal timore.

“Che problema c’é? Allo stesso modo in cui ora ti preoccupi di tingere quelli bianchi, quando i capelli ti cresceranno, tingerai quelli neri”. Ribatté lui prontamente.

“Hai ragione!- Disse lei, ormai convinta dalla soluzione intelligente che l’arguzia di lui aveva saputo trovare.

Non per niente lei ci stava insieme: chi altri avrebbe potuto mettere così velocemente in moto il cervello in modo da risolvere il problema in un attimo?

“Inoltre, – proseguì lui suadente – è bello poter cambiare il proprio look. Voi donne lo potete fare facilmente e con poco: con un nuovo taglio di capelli o cambiandone la tinta, o anche semplicemente rinnovando il guardaroba. Ecco, per esempio, dovresti portare un po’ di più le gonne, ci stai tanto bene quando le metti, ed invece tu indossi di solito i pantaloni”.

Lusingata da tante attenzioni, lei si risolse così a fare qualcosa per renderlo felice, lui lo meritava.

Si sottopose perciò ad un’interminabile seduta dal parrucchiere: decolorazione, colorazione, taglio, piastra, per un totale di cinque ore.

Lui accolse con grande entusiasmo il cambiamento e subito la portò in un negozio di sua scelta per l’acquisto di qualche vestito nuovo.

Le stelle annunciavano mutamenti e novità, senza specificare di che tipo ed in che campo.

Quel giorno lei aveva preso un giorno di ferie per sbrigare alcune faccende ed aveva risolto tutto in tempi incredibilmente brevi: decise così di andare a fare acquisti.

Lo vide dall’altro lato del marciapiede, fermo davanti alla vetrina del negozio dove erano stati insieme il giorno precedente.

“Ma che ci fa a quest’ora qui? Non dovrebbe essere in ufficio? Ma che carino, sta sicuramente scegliendo qualche altro vestito per me!” – Pensò lei, già pregustando la piacevole sorpresa che lui avrebbe avuto a trovarsela di fronte inaspettatamente.

Aveva quasi finito di attraversare la strada, aspettava che scattasse il verde pedonale dell’altra corsia, quando lui entrò nel locale.

Si stava domandando se entrare anche lei o aspettarlo fuori, quando lo vide uscirne carico di buste e pacchetti: al suo fianco una donna.

Lei cominciò a domandarsi: “Una cliente del negozio? Una sorella di cui mai mi ha svelato l’esistenza? Una lontana cugina che ha portato con sé per farsi aiutare nella scelta? La nonna?”- Ma subito si ricordò che la poverina era morta poco tempo prima.

Li aveva quasi raggiunti ed era ormai a pochi metri, alle loro spalle.

La risposta alle sue domande la precedette.

“Grazie, amore!” – Cinguettò l’altra, dandogli un bacio.

“Voglio che tu metta questi vestiti, almeno quando ti vedi con me! Ti stanno tanto bene le gonne e tu non le porti quasi mai!” – Disse lui imbronciato all’altra.

“Ti farò contento di sicuro!” – Replicò la donna buttandogli al collo le braccia che aveva libere perché le buste del negozio le portava tutte lui.

“Si dice che noi abbiamo almeno un sosia nel mondo, forse che lui lo ha nella stessa città in cui vive?” – Si domandò lei, preda dell’incertezza.

Ed ancora: “Forse che non mi ricordo la sua faccia? E, per rinfrescarsi la memoria guardò la foto di lui che faceva da screen-saver al suo telefonino. “Beh! Io non ci vedo molto bene. Ultimamente mi sono sbracciata a salutare un tizio che non avevo mai conosciuto in vita mia ed a momenti mi c’infilavo nell’auto se non gli avessi dato un’ultima occhiata dallo sportello aperto”.

Tutti i suoi dubbi vennero fugati quando lo vide accendersi la sigaretta con l’accendino che lei stessa gli aveva regalato e che si illuminava con diversi colori ogni volta che faceva fuoco: sembrava studiato per essere avvistato nel deserto in pieno sole!

Nella mente di lei prese forma una deliziosa visione: l’accendino gli scoppiava in mano ed insieme alla sigaretta prendeva fuoco anche lui. Peccato che l’accendino fosse uno di quelli super sicuri: con quello che l’aveva pagato!

Pensò di entrare nell’armeria, ma ricordò di essere in un Paese della vecchia Europa.

Rimpianse amaramente di non avere nella borsetta i petardi rimasti dalla festa di capodanno perché le sarebbe piaciuto vedere il ballo che lui avrebbe improvvisato dopo averglieli infilati nei pantaloni.

Allora fulmini, fuoco e fiamme lo colpirono, lo annientarono, lo incenerirono, ma solo nella sua immaginazione: infatti, i due si stavano allontanando placidamente tra le risate di lui ed i cinguettii di lei.

Camminava dietro a loro guardando i piedi dell’infedele, sperando che almeno ci fosse una buccia di banana che lo facesse scivolare rovinosamente per terra.

“Che diamine! – Pensò- La gente ha deciso proprio oggi di essere educata? Nemmeno un motorino o un’automobile parcheggiati sul marciapiede e che hanno lasciato per terra una bella e corposa chiazza d’olio? Hanno lavato strade e marciapiedi proprio oggi e col sapone?”

Visto che l’intero universo congiurava a non voler placare la sua subitanea sete di vendetta, il suo cervello risolse che era meglio richiamare all’ordine tutti i meccanismi che, facendosi strada attraverso le orecchie, rischiavano di schizzare dal cranio che li ospitava. Quindi, tra un cigolio e l’altro, una botta di qua ed una di là, tutte le rotelle ricominciarono a funzionare correttamente, ognuna al loro posto, ognuna a svolgere il proprio bravo compitino.

Ristabilito l’ordine nella sua testa, la prima cosa che le venne in mente fu la tortura di cinque ore subita dal parrucchiere, aggravata dal conto pagato, pari ad una settimana di lavoro.

Si rianimò, li raggiunse velocemente e li seguì.

Li vide entrare in un palazzo. Lei si appostò a giusta distanza, tenendo d’occhio il portone. Dopo un’ora, che lei trascorse pensando a quale fosse il modo più crudele di uccidere l’adescatore, i due uscirono: l’altra al braccio di lui, tutta pimpante e con un vestito identico a quello che il fedifrago le aveva regalato il giorno prima; il bellimbusto sorridente e sereno, senza il minimo segno sulla fronte che potesse far pensare ad un qualche turbamento o preoccupazione.

Ed il lusingatore, premuroso, all’altra, uscendo: ”Questo vestito ti sta tanto bene! Voglio che lo metti la prossima volta che ci vediamo, voglio che ti vesti allo stesso modo di oggi!”

Lei si annotò la via ed il numero civico del palazzo ed anche le istruzioni che il bugiardo professionista aveva dato all’altra.

Il giorno successivo lei avrebbe dovuto vederlo.

Dopo una nottata trascorsa in compagnia di visioni apocalittiche in cui il contaballe era la vittima prescelta da tutti gli sterminatori, qualche ora prima dell’appuntamento lei gli telefonò.

Tessooro mi dispiace, ma non possiamo andare al cinema! Devo andare ad un funerale, la cosa andrà per le lunghe e non so per che ora sarò libera! Scusami, ma l’ho saputo appena adesso! Vieni con me?” – Gli chiese lei, ben sapendo che quello spirito delicato mal sopportava i funerali e difficilmente si sarebbe offerto di accompagnarla.

“Preferirei di no, sai che i funerali m’intristiscono – Rispose il mentitore con tono sommesso, al telefono – Anzi, questa cosa che mi hai detto mi ha già rovinato la giornata. Ho voglia di stare solo. Non voglio vedere nessuno! E’ meglio se ci vediamo direttamente domani, sono sconvolto!” – Concluse quell’anima sensibile.

“Non ti preoccupare ammoore, anzi, scusami tu per questo cambiamento di programma. A domani e scusami ancora!” – Finì lei, scimmiottandolo.

Si abbigliò allo stesso modo in cui aveva visto l’altra, uscì e si piantò davanti alla sua casa finché non la avvistò sulla soglia.

Si incamminò con passo deciso, volutamente disattento e la urtò: “Mi scusi, mi scusi tanto! Sono così distratta!” – Fece lei dopo averla quasi travolta.

“Non c’è di che, capita! “ – Disse l’altra, infastidita.

“Mi dica, si è fatta male? Mi perdoni, sono così sbadata ed ho sempre la testa per aria!” – Continuò lei cercando di attaccare bottone.

“Non si preoccupi, non è successo niente!” – Disse l’altra, cercando di svincolarsi.

“Non Le avrò rovinato il vestito?” – Insistette lei.

“No, no!” – Fece l’altra un po’ perplessa, finalmente notando come era vestita ed acconciata quella che l’aveva quasi abbattuta.

“Ma abbiamo lo stesso vestito! Come Le sta bene! Per curiosità, dove L’ha comprato?” – Fece lei all’altra, ormai certa di averla presa all’amo.

E quella, un po’ sorpresa: “L’ho comprato in quel famoso negozio che hanno appena inaugurato a circa tre isolati da qui, anche Lei? Anche le scarpe che sono le stesse delle Sue!”

“Si, anch’io. Per esseri precisi, vestito, borsa e scarpe mi sono stati regalati” – Spiegò lei pensando all’ ”amorevole” cura e dedizione con cui il maliardo aveva scelto il negozio e proprio quel vestito.

“Anche a me li hanno regalati!” – Ribatté l’altra sbalordita.

“Ma che combinazione, anche a me! E, mi dica, è stato un uomo?” – Disse lei con aria complice.

“Si, perché?” – Rispose l’altra.

“Anche a me, il mio fidanzato!” – Ribatté lei.

“Un’altra coincidenza! Anche a me li ha regalati il mio fidanzato” – Replicò l’altra che cominciava a divertirsi.

“Questa serie di strane casualità mi sembrano proprio un segno del destino! I nostri fidanzati hanno gli stessi gusti, ed anche noi, a giudicare dal Suo taglio e dal colore dei capelli! – Disse lei.

“In realtà il taglio ed il colore me li ha suggeriti il mio lui” – Rispose l’altra.

“Oh! Anche a me li ha suggeriti il mio lui! – Replicò lei, esagerando la meraviglia – Queste coincidenze sono veramente impressionanti! Senta, Lei, ti…Ti dispiace se ci diamo del tu?” – Disse ancora.

“Ma no, assolutamente, sei così simpatica!” – Rispose prontamente l’altra.

“Senti, stavo dicendo, vedo che ora hai probabilmente un impegno” – Fece lei.

“Si, in effetti. Il mio fidanzato mi ha chiamato all’ultimo momento perché si è fortunatamente liberato da un fastidioso impegno di lavoro” – Chiarì l’altra.

“Sarei io il fastidioso impegno di lavoro?” – Pensò lei sentendo che il furore le drizzava i capelli e proseguì: “Bene, da che parte vai?” – Prendendo tempo per cercare il modo di sfruttare la fortunata combinazione.

“Vado giù, verso il centro”- Disse l’altra.

“Oh, anch’io! – Lei, sorridendo per l’inaspettata occasione – Mi daresti un passaggio? Devo andare in centro per incontrarmi con il mio lui!”

“Con molto piacere” – Le fu risposto volenterosamente.

“Sai, – proseguì lei durante il breve tragitto – ti volevo proporre di incontrarci tutti e quattro per un caffè o una pizza. Sono sicura che se i nostri fidanzati hanno gusti così affini ne può nascere una bell’amicizia. Potremmo fare insieme qualche viaggio, proprio quando c’è bisogno di stare in compagnia di persone a noi molto simili”.

“Che idea intelligente!” – Replicò l’altra entusiasta.

Il cervello di lei cominciò ad elaborare a ritmo impressionante, rotelle e bulloni facevano striderne tutti i meccanismi.

“Dov’è che avete esattamente appuntamento?” – Chiese lei facendo la vaga.

“Al caffè all’angolo di questa strada” – Quella rispose.

“Anch’io ho appuntamento con lui allo stesso caffè!” – Replicò sbalordendo la sua nuova amica.

“Ma questo è proprio segno che loro due si devono assolutamente conoscere!” – Affermò l’altra con decisione.

“Lo penso anch’io! Si devono conoscere stasera stessa! Non possiamo rimandare!” – Lei pregustando quel momento così vicino.

Entrarono sorridendo nel caffè, fianco a fianco: stesso vestito, stesso taglio e colore di capelli.

Il seduttore era lì, di spalle, placidamente assorto nella lettura di un quotidiano, davanti ad un the fumante.

All’unisono lo chiamarono: ”Amoore!”

Il fascinoso si girò sorridendo: rispondendo non si sa a quale delle due voci.

Le guardò per un attimo: il sorriso gli svanì improvvisamente dalla faccia, chissà perché.

La somiglianza tra le due che, secondo le sue intenzioni, avrebbe dovuto confondere i comuni conoscenti, ora dava le traveggole anche all’ingannatore.

Scattò in piedi: la sedia si rovesciò, urtò il tavolino ed il the bollente gli si versò completamente sugli impeccabili pantaloni chiari.

Rimase inebetito davanti a loro così, la bocca semiaperta, un urlo strozzato che gli uscì dalla gola come un raglio, con l’oggetto del desiderio tutto bagnato ed anche molto scaldato, a giudicare dai vapori che si alzavano da quella zona dei suoi calzoni.

Dimostrando uno stoicismo insospettato, si riprese con velocità e scappò travolgendo sedie, tavolini e qualche sfortunato avventore del bar.

“Amore, ma dove vai? – Gli gridò dietro l’altra, ignara – Cosa ti prende? Sei impazzito?”- Continuò l’inconsapevole poverina senza capire, mentre lui, dopo avere fatto gincana nel traffico, provocato un incidente, scatenato i fischietti di tutti i vigili della piazza, era già scomparso all’orizzonte.

E’ vero che, all’occorrenza, si possono esibire prestazioni olimpioniche anche senza allenamento.

“I nostri fidanzati sono veramente molto simili, identici oserei dire, la stessa persona, per essere precisi” – Disse lei tra il riso incontenibile che le aveva scatenato la rocambolesca fuga dell’affascinatore.

“Abbiamo, o, a giudicare dalla sua precipitosa ritirata, potremmo ormai dire “avevamo”, lo stesso fidanzato”.  Spiegò ancora lei tirando fuori la fotografia del sedicente “uomo” con tanto di dedica d’amore.

Accadde così, che, invece che tra le presunte quattro persone, che di fatto erano invece solo tre, la bell’amicizia nacque tra loro due: avevano pur sempre condiviso cose molto intime rivelando gusti affini…

A titolo cautelativo, uscirono sempre insieme, ma solo per non correre più certi rischi.

Divennero assidue ed osannate frequentatrici di quel bar dove, per acclamazione popolare, furono elette ospiti d’onore per lo spettacolo che, grazie a loro, il fuggiasco aveva gratuitamente offerto al pubblico abituale, a quello occasionale ed a turisti italiani e stranieri che ne fecero la perla del loro diario di viaggio.

Nessuna delle due lo vide più. Giunse loro notizia che lo avevano avvistato in Arizona: stava correndo, forse per fare asciugare i suoi calzoni…

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