Torino, cesareo negato: ora il bimbo rischia danni irreversibili

TORINO – Aveva già subito due aborti spontanei, e adesso era di nuovo incinta. Al momento del parto, però, Claudia Vracio, 32 anni “non riusciva a spingere, ha raccontato la madre Veronica alla Stampa. Più volte ha implorato che che le venisse fatto un cesareo, invece le hanno prima bucato le membrane, poi indotto le contrazioni, continuando ad insistere con il parto naturale”.

Ma il piccolo Andrea, riporta la Stampa, è rimasto incastrato con le spalle per cinque minuti, il medico cercava di farlo uscire, Claudia gridava, il piccolo non ha ricevuto abbastanza ossigeno al cervello e così ha subito un’asfissia.

E’ successo a Torino, all’ospedale Sant’Anna, ora denunciato dal padre del piccolo Andrea. Ancora non si sa quali saranno le conseguenze della sofferenza cerebrale sul bambino, tenuto in ipotermia da quando è venuto al mondo, dopo quattro ore id travaglio.

Quello che sottolineano i genitori di Claudia è che si trattava di un parto a rischio, considerati i precedenti aborti spontanei della loro figlia. Nonostante questo, dicono i nonni di Andrea, “nessuno ha ascoltato la sua richiesta: Fatemi il cesareo, vi prego, fatemi il cesareo…”.

Secondo il dottor Pietro Lombardo, che ha assistito Claudia negli ultimi 50 minuti prima della nascita di Andrea, “Non c’era una sola ragione, dal punto di vista medico, per il cesareo. Anzi, nel momento in cui sono arrivato io in sala parto sarebbe stato ancor più rischioso”. L’ospedale sostiene anche che il ginecologo privato che seguiva Claudia “non ci ha mai comunicato né che il bimbo fosse così grande, né che la signora avesse avuto due gravidanze precedenti finite tragicamente”.

Ma Claudia, scrive la Stampa, “per le due gravidanze finite con la morte del feto e del neonato, era stata comunque seguita al Sant’Anna, e di lei c’era traccia sui computer. Che nessuno, evidentemente, la settimana scorsa ha consultato”.

 

 

 

Gestione cookie