Computer e bambini non vanno d’accordo, la psicologa avverte: “Rischi in tenera età”

”Il computer in tenera età va usato in modo moderato. Altrimenti, con un suo utilizzo smodato, il rischio è quello di un non completo sviluppo del sistema nervoso del bambino”. Anna Oliviero Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, si associa all’allarme dello psicologo britannico Aric Sigman. “Sono in linea – afferma Ferraris – con la posizione di Sigman. Un bambino piccolo prima deve fare esperienza con il mondo reale, che è più complessa perché coinvolge il movimento, il tatto e prevede l’interazione con oggetti veri. Nel personal computer tutto è invece semplificato, perché il bambino è spettatore: mancano tra l’altro gli aspetti olfattivi, tutte esperienze che si fanno nei primi anni di vita e che servono per lo sviluppo ottimale del cervello”.

Secondo la psicologa, il computer tende ad assorbire molto l’attenzione del bambino, e facilmente a instaurare forme di dipendenza. “Mi è capitato un caso – aggiunge la psicologa – di un ragazzo di 15 anni che non studia più: è talmente assorbito dai computer, dai giochi di ruolo, che rischia di perdere l’anno scolastico”. Moderazione e gradualità con il pc sono quindi le ‘parole d’ordine’ di Ferraris, che invita anche i genitori a non eccedere nei programmi tv di fascia 0-3 anni perché “indeboliscono la capacità dei bambini di capire il mondo. Solo nel mondo reale si possono capire le distanze reali dalle cose, e le cose che servono per sviluppare coraggio, iniziativa ed autonomia”. Per concludere, la psicologa osserva che “prima dei 9 anni il computer non sarebbe indispensabile, le scuole medie sono già dotate di laboratori di informatica. Bisogna ricordarsi che il bambino non va iperstimolato, altrimenti non si concentra su nulla, passa da una cosa all’altra. E, infine, non scordiamoci che i giochi tradizionali hanno grandi potenzialità”.

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