Conoscere Nabokov? Può andarvi meglio incontrando Morgan

I nostri idoli, dal vivo, sono una delusione. Ma non sempre, per fortuna

Scrive Alessandro Piperno sul Corriere della Sera di domenica12 settembre (mentre attendiamo il suo nuovo romanzo Persecuzione) che è meglio non incontrare mai di persona i propri idoli, pena una delusione sicura. Scrittori o centravanti che siano, ogni mito è deludente se lo vedi da vicino: molto meglio la riservatezza.
La riflessione sulla riservatezza, in epoca di privacy impossibile, di Facebook e di informazione globale, è interessante. Piperno, da colto qual è, parte da un centravanti «d’a Lazio» che lo deluse da ragazzo per arrivare a una dissertazione su Proust, Kafka e Nabokov. Premettendo: «Mai incontrare i tuoi miti. Mai cercare con loro una complicità. Mai illuderti che il tuo amore debba essere ricambiato. Tu li conosci, i tuoi eroi; loro non sanno chi sei. E non vogliono neppure saperlo…».
Amo ripetere la stessa cosa, memore di tanti incontri con scrittori che non solo mi delusero, ma quasi mi fecero soffrire per la loro palese aridità, quando – ultima dei giornalisti, appena arrivata a Milano dalla provincia – mi capitò di intervistarne qualcuno. Ora però che la vedo scritta da Alessandro, mi viene da affermare che non è sempre così. Ci sono anche scrittori e idoli che non deludono, anzi, che sono meglio di quello che appaiono, o che non tradiscono le aspettative.
Michela Murgia, per esempio: una promessa mantenuta. Una persona coerente, spiritosa, umana e concreta, oltre che una brava scrittrice. Venne alle Invasioni con il suo primo libro Il mondo deve sapere, e ci conquistò tutti: il successo del Campiello per Accabadora non l’ha cambiata. Un altro è Morgan, se vogliamo un modello pop: sembra contorto e luciferino, è una persona affettuosa e generosa. Ricordo quando incontrai Franco Fortini, che idolatravo per una sua poesia letta da ragazza: Traducendo Brecht (ve ne accenno un verso, a me sembrava così bella: «Scrivi mi dico, odia / chi con dolcezza guida al niente /… / Fra quelli dei nemici / scrivi anche il tuo nome») e fu, con me sconosciuta giornalistucola, disponibile e paziente. Un altro è proprio Alessandro Piperno: apparentemente algido, nella realtà attento, gentile e compagnone.
C’è scrittore e scrittore, c’è idolo e idolo, e c’è anche fan e fan. Dipende dalla persona. Nel mio piccolissimo ne ho fatto esperienza: c’è quello che ti fissa dieci minuti e ti indica col dito dando di gomito all’amico e gridando: «Se giocamo ’na cena che è lei?», come mi è successo sabato in un agriturismo (sottotesto: in Tv è molto più figa, ma è lei), e c’è il fan che ti conquista con la sua sensibilità. Ricordo ancora il nome e l’età del primo lettore di Non vi lascerò orfani: ha 22 anni, si chiama Paolo Armelli e mi scrisse su Facebook un messaggio che mi fece piangere.
Scrittori, centravanti, idoli o fan: anche in tempi di Facebook e di comunicazione globale, al centro di tutto c’è ancora l’uomo, con la sua umanità, le sue scelte, il suo modo di fare.

 

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