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Costa (ad Mondadori): sopravviveremo all’iPad e al monopolio di Google

di admin |29 Novembre 2011 17:42

Maurizio Costa con Marina Berlusconi (Lapresse)

MILANO – Maurizio Costa, amministratore delegato della Mondadori, avverte che è già iniziata per gli editori “la selezione della specie” incalzati dalla concomitanza della rivoluzione digitale e della crisi economica. Costa, intervistato da Raffaella Polato del Corriere della sera, avverte:  “In quindici anni alla guida della Mondadori ne ho viste tre, di grandi crisi. La prima nel 2000, partita dalla bolla Internet: ma in fondo era circoscritta e l’abbiamo superata di slancio. Poi è arrivato il 2008, e una crisi ben più grave: innescata in America dalla finanza, si è allargata a tutte le economie e a tutti i settori. Per le aziende editoriali ha significato ristrutturazioni pesanti, dolorose ma necessarie. E adesso, quando sembrava avessimo superato il picco, ecco la crisi peggiore dal Dopoguerra, perché coinvolge davvero tutto: si parte da una fragilità conclamata dell’Europa e si scende a cascata sull’industria, la finanza, i consumi”.

Sarà “un 2012 sicuramente difficile”, con un mercato che già da ottobre ha iniziato a frenare, ma il gruppo di Segrate potrà affrontarlo con la spinta di 44 milioni di utili raccolti nei primi nove mesi del 2011. Però per Costa “qualunque crisi è in sé anche un’opportunità. Perciò un atteggiamento difensivo sarebbe un grande errore”. E non bisogna aver paura della “rivoluzione digitale” in corso: “Dobbiamo muoverci comunque. […] I tablet, soprattutto, segnano una discontinuità che impone alle aziende un profondo ripensamento. È un cambiamento epocale […] Ieri era centrale il prodotto, il lettore aveva un ruolo passivo. Oggi è l’opposto. […] Il “soggetto passivo” è diventato attivissimo: ha possibilità di scelta enormemente più alte, 24 ore al giorno, da qualsiasi luogo, a pagamento o gratis. E con chi gli dà i contenuti vuole dialogare: mail, blog, social network”.

Per non farsi “uccidere” dal cambiamento tecnologico in corso, secondo Costa il mondo dell’editoria deve fare “un salto culturale autentico”, anche perché non è solo è chiamato alla sfida con le nuove modalità di fruizione digitale dei contenuti, ma anche con le grandi multinazionali del digitale: “Non cambiano solo i processi distributivi e i modelli di business: variano la natura e la produzione dei contenuti e il rapporto con il lettore-cliente. Guardi i grandi player del digitale. Non a caso con Google, Amazon, Apple ci scontriamo su questo, sul fatto che da noi vogliono i contenuti però, da monopolisti, i dati di chi ci compra nei loro “negozi” se li tengono stretti. Non ci pensano proprio, a condividerli”.

Detto questo, per Costa l’iPad e tutti i tablet non porteranno alla morte delle librerie e delle edicole: “La famosa ultima copia del New York Times? Rifuggo dalle profezie apocalittiche. Libri di carta ne usciranno ancora tanti. Per anni, lustri e decenni. Penso sarà lo stesso anche per quotidiani e periodici”.

L’amministratore delegato della casa editrice presieduta da Marina Berlusconi, in conclusione, è ottimista: “Non a caso ho parlato di rivoluzione digitale e selezione della specie. Mi correggo: è più giusto dire “evoluzione della specie”.

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