La crisi libica aiuta Bossi: Stefano Folli sul Sole 24 Ore

ROMA – La crisi libica aiuta la politica italiana: Bossi agita lo spettro dell’ondata biblica di immigrati, scuote la Ue. Ma soprattutto richiama l’attenzione (e il sostegno) dell’elettorato leghista quantomai sensibile all’argomento. Anche Berlusconi parla della minaccia dell’integralismo islamico, che potrebbe prendere il potere una volta deposto Gheddafi: una paura che accomuna molti governi occidentali e che implicitamente (forse involontariamente) offre una sponda al leader libico.

C’è poi un’altra prospettiva. Secondo Stefano Folli, sul Sole 24 Ore: “Nella comunità internazionale è quasi ovvio che si tenterà di addossare al governo italiano la lunga vicinanza all’uomo di Tripoli. Il che vuol dire che la guerra civile in Libia, con i suoi esiti oscuri, costituisce realmente un banco di prova di eccezionale rilevanza per la politica estera italiana. Come tale andrebbe affrontato attraverso uno slancio di coesione nazionale. Visto che, come ricordava ieri sera Emma Bonino, la cedevolezza verso Gheddafi è stata «bipartisan» per anni, fino al trattato italo-libico votato senza riserve in Parlamento da un’ampia maggioranza trasversale”.

Ma nell’immediato ci sono le parole di Bossi. Stretto tra la crisi della maggioranza, il ritorno all’immunità parlamentare (che non vuole) e i processi a Berlusconi, per il leader leghista la crisi libica è quasi un toccasana. Compatta la maggioranza e allontana il pericolo elezioni. Nel mentre, il parlamento finalmente licenzierà il federalismo fiscale.

Gestione cookie