Disastro ambientale all’Asinara Olio combustibile in mare






Disastro ambientale all’Asinara
Olio combustibile in mare
IL mare ha già cominciato a restituire alla spiaggia migliaia di meduse di catrame. Sono i rigurgiti dell’onda nera che ha invaso le acque del Golfo dell’Asinara, il santuario dei cetacei. Diecimila litri di olio combustibile, forse molti di più, sono stati versati nelle acque del parco naturale durante le operazioni di rifornimento che la nave cisterna Emerald stava effettuando martedì notte nella banchina dello stabilimento E.On, colosso energetico tedesco con base a Porto Torres. A causare quello che è stato definito un disastro ambientale senza precedenti è stato un cedimento nelle tubature che trasportano l’olio combustibile: da lì sono fuoriuscite le migliaia di litri di liquido nero. Sospinto a est dalle correnti, l’olio ha raggiunto le marine di Sassari e Sorso, grosso centro vicino al capoluogo, fino a minacciare le coste di Castelsardo, decine di chilometri più in là, e a lambire quelle della dirimpettaia Corsica. 

Vietato l’accesso alle spiagge sino a quando non sarà terminata la bonifica: un provvedimento cautelativo legato alla pericolosità del materiale versato, classificato tra i cancerogeni. In queste ore è in azione una task force di 150 uomini che, dotati di tute e maschere, ripuliscono il litorale. I rappresentanti dell’E.On, che si stanno occupando delle operazioni di bonifica, contano di terminare lunedì. Considerato che su 18 chilometri di costa contaminati ne è stato risanato appena un terzo, probabilmente l’allarme non rientrerà non prima di dieci giorni. Questo nell’immediato, perché per comprendere la reale entità dei danni bisognerà attendere almeno un mese. 

Intanto la Procura di Sassari ha aperto un fascicolo sulla vicenda. L’inchiesta dovrà chiarire se l’allarme sia stato lanciato tempestivamente e perché non abbia funzionato a dovere il sistema di protezione: le panne galleggianti e le barche spugna che avrebbero dovuto contenere la fuoriuscita dell’olio. 

Sulle mancate misure di prevenzione hanno puntato il dito i parlamentari sardi del Pd, che presenteranno un’interrogazione al ministro Prestigiacomo, mentre il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha annunciato che sull’ambiente aprirà un confronto con i vertici delle grosse industrie presenti nell’isola, in prima linea Saras, stabilimento petrolifero dei Moratti, ed E.On, il gigante energetico tedesco. 

«A babbu mortu» dicono a Sassari: troppo tardi. «L’Asinara – afferma Greenpeace – è un parco di carta: nessuna norma speciale di sicurezza per attività pericolose, nessun limite allo sviluppo industriale per proteggere questo prezioso ecosistema». Quello che è accaduto nel Golfo è la cronaca di un disastro annunciato. Temuto dalle cassandre ambientaliste, che più volte hanno chiesto di bloccare il traffico delle petroliere nel paradiso dei cetacei. Forse l’ennesimo paradiso perduto. 

Da IL Fatto Quotidiano articolo di Paola Medde

Sino a quando continueranno a distruggere in nome del dio denaro ?
Ormai non esiste nessun luogo in questo pianeta che non sia inquinato, i responsabili pagheranno mai le loro
malefatte ? O a pagare saranno sempre e comunque le popolazioni ?

Buona Domenica Fischia


Leggi l’articolo originale su: Fischia – Il Cannocchiale

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