Eugenio Scalfari: caduto Berlusconi, non c’è trippa per Fatti

Eugenio Scalfari (Lapresse)

ROMA –  Una punzecchiatura al Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e Antonio Padellaro: viene dall’ospite di Lilli Gruber nella puntata di Otto e mezzo su La7 del 9 novembre, Eugenio Scalfari, fondatore, direttore e dal 1996 editorialista de La Repubblica. “Ora che non c’è più Berlusconi, gli amici del Fatto avranno qualche problema”. E Repubblica? “No, noi al berlusconismo e all’antiberlusconismo dedichiamo massimo 8 pagine in un giornale che con le edizioni locali ha uno sfoglio di oltre 60 pagine. Il nostro è un grande giornale, non è un piccolo giornale. Per di più ha una conduzione più che egregia e ha una proprietà più che egregia”.

Un ragionamento malizioso: venuto meno il grande nemico Silvio, partiti e giornalisti che hanno fatto del giustizialismo il loro cavallo di battaglia in chiave anti-berlusconiana potrebbero avere qualche problema. Potrebbe averli il Fatto di Travaglio come potrebbe averli l’Idv di Antonio Di Pietro.

Libero ha visto questa battuta dell’ottantasettenne fondatore di Repubblica in una chiave di rivalità fra testate contigue:

Ma più che filosofia sui complessi sistemi dell’editoria italiana, quella del Barbapapà Scalfari sembra più una sorta di iattura-regolamento di conti. Il Fatto, così aggressivo, è il giornale che più di tutti ha tolto lettori al colosso romano.

Dal canto suo il Fatto quotidiano ha replicato così:

Scalfari prevede che, caduto B, Repubblica non perderà lettori, ma il Fatto sì. Noi siamo pronti a criticare anche la sinistra: e lui?

 

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