ROMA – Dopo otto anni di sperimentazioni e primati, Facebook diventa adulto: ma dopo lo sbarco in Borsa cosa cambierà per gli oltre 800 milioni di utenti? Potrà il social network inventato da Mark Zuckerberg permettersi la freschezza e la spregiudicatezza tecnologica di una start-up (anche se di lusso) o avrà le mani legate dagli investitori? Secondo alcuni analisti, Facebook potrà forse intensificare gli sforzi per rendere più redditizi gli annunci pubblicitari, studiando nuovi sistemi e soluzioni per farli diventare ancora più social e più pertinenti alle proprie attività, come fa già da tempo Google con le sue pubblicità sul motore di ricerca e all’interno di altri servizi come Gmail.
D’altronde la pubblicità è il core business dell’azienda: lo scorso anno il social network ha rafforzato la propria leadership nel settore tramite banner, distanziando Yahoo!. Secondo i dati di ComScore presidia il 27,9% del mercato, in aumento rispetto al 21% del 2010 (Yahoo! si ferma all’11%). Strettamente legato alla pubblicità è il discorso che riguarda i dati degli utenti.
Per rendere gli annunci più pertinenti, infatti, per Facebook sono importanti i contenuti nei profili. E altre scelte potrebbero essere messe in campo per rendere più visibili i contenuti anche all’esterno del social network. Comportamenti che già in passato hanno esposto il social network a critiche sulla privacy. E nell’ultimo numero, Wired Italia mette in copertina una doppia immagine di Zuckerberg: ‘angelo’ ”per aver trasformato tutto il mondo in una enorme rete di amici” e ‘diavolo ”pronto a vendere l’enorme mole di dati in suo possesso ai signori di Wall Street”.
Inoltre, come fece Google che acquisto’ DoubleClick, il noto sistema di gestione dell’advertising, Facebook potrebbe dopo l’Ipo acquisire altre società ma anche iniziare a investire nell’ambito del ‘mobile’, visto che centinaia di milioni di utenti accedono ogni giorno al social network attraverso tablet e cellulari. Insomma, lo sbarco a Wall Street potrebbe portare dei cambiamenti alla natura di Facebook e di conseguenza alla sua capacita’ di generare nuove idee.
Lo slogan coniato da un altro colosso del web come Google, ‘Don’t be evil’, è difficile da mantenere quando si ha la pressione di un grande azionariato che mira a risultati sempre in crescita. E chissà come lo stesso Mark Zuckerberg, che in passato si era dimostrato riluttante alla quotazione in Borsa per i danni che avrebbe potuto arrecare alla cultura aziendale, reggera’ questa nuova situazione.