Farmaci ai poveri, la guerra del low cost arriva all’Onu. Le paure Usa

Pubblicato il 20 Settembre 2011 - 15:35 OLTRE 6 MESI FA

Ap/Lapresse photo

NEW YORK – Che i farmaci generici non decollano ce lo ripetono i numeri da mesi, i perché però non sono così palesi. Quando poi si parla di medicine low cost per i poveri la questione si complica, i silenzi aumentano proporzionalmente agli interessi economici che ci sono dietro.

Sono passati quasi dieci anni da quando è iniziata, nero su bianco, la guerra dei farmaci. Era il 2002, allora arrivò addirittura il veto degli Stati Uniti al Wto sull’accordo per i medicinali anti-Aids senza brevetto.

Tutto infatti parte proprio da lì: dalle multinazionali che non vogliono perdere la loro leadership e i profitti enormi proprio con i loro brevetti. In mezzo però c’è un’altra verità e la svela in prima pagina il New York Times.

Le industrie farmaceutiche cinesi e indiane sono entrate in volata nel mercato dei generici, in pochi anni si sono ritagliati una fetta dell’80 per cento dei principi attivi venduti in tutto il mondo. Il cancro, il diabete e altre malattie però sono rimaste fuori dai loro affari: il clone dei medicinali non è stato così semplice, almeno finora.

A breve però questo scoglio di formule e componenti chimici potrebbe essere superato e già dall’Asia l’annuncio è arrivato: presto sul mercato potrebbe arrivare l’Herceptin per il cancro al seno, l’Avastin per quello al colon, il Rixutan per il linfoma non-Hodgkin e l’Enbrel per l’artrite reumatoide.

Tutto è programmato per il prossimo anno e potrebbe mettere in crisi i colossi farmaceutici dei Paesi più ricchi che finora hanno cercato in tutti i modi di ostacolare ogni tentativo delle aziende più piccole di fare capolino nei mercati.

L’inghippo sta nella procedura: esiste una lista Onu dove sono iscritti tutti i paesi che possono avvalersi del diritto di acquisire farmaci “patent free”, cioè senza brevetto, ed è una lista di paesi poveri, 47 in tutto. Per gli Usa poi ci sono delle malattie per cui si possono aggirare le regole e quindi i brevetti: sono Aids, malaria e tubercolosi, ovvero malattie che costituiscono emergenza sanitaria e per cui già c’è una procedura internazionale specifica.

La cosa va avanti da anni, ma anche recentemente l’amministrazione Obama ha provato a fermare lo sforzo dei paesi più poveri, come quelli sudamericani che non rientrano nella lista delle Nazioni Unite, di raggiungere un accordo con Cina e India per l’importazione di farmaci low cost.

Adesso l’escamotage con cui vogliono vincere ancora una volta gli Usa è quello linguistico: il cancro è da definirsi malattia “emergenziale” o “epidemica”?. I Paesi più poveri non hanno intenzione di farsi sopraffare questa volta e sono pronti a portare il dossier davanti all’Onu nei prossimi giorni.

Mark Toner, portavoce del dipartimento di Stato Usa, si è limitato a commentare: “Indipendentemente da come si voglia chiamarla, questa è una sfida globale molto pressante che i leader mondiali dovranno discutere la prossima settimana a New York”.

In Italia in effetti la situazione non cambia molto: i generici nelle farmacie non vendono molto, la gente non si fida, i colossi farmaceutici fanno opposizione.