Fiat resta a Torino, solo il Governo ci crede. E molti giornali. Ma Paolo Griseri, su Repubblica spiega che….

La patetica sceneggiata svoltasi a palazzo Chigi sabato tra un vertice Fiat che giocava sulle parole e un verrtice del Governo italiano ansioso di credere a tutto quel che gli si diceva ha trovao una trionfalistica eco sui quotidiani italiani.   Sergio Marchionne e John Elkan, rispettivamente amministratore delegato e duce supremo della Fiat transoceanica e presidente dell’azienda sempre meno italiana e torinese, si sono limitati a ripetere cose già dette: che la Fiat resterà a Torino e che investirà in Italia 20 miliardi di euro.

Venti miliardi sono una cifra enorme per tutti, tranne che per l’industria dell’auto, dove a quella cifra da capogiro si arriva facilmente, allestendo qualche linea di montaggio.

Non risulta però che abbiano risposto e nemmeno che gli sia stato chiesto se il vertice decisionale, il vero cuore pulsante e cervello pensante dell’azienda resterà in Italia. Perché tutto fa pensare, e Marchionne se lo è già lasciato sfuggire, che il ponte di comando della nuova Fiat Chrysler si trasferirà a Detroit, negli Stati Uniti d’America.

Anche le incertezze sul futuro della progettazione, il fatto che il Centro stile fiat è devastato dalla cassa integrazione mentre la casa italiana è senza nuovi modelli, tutto fa temere il peggio, nonostante le promesse di Marchionne.  Uno dei pochi giornalisti che, con Massimo Mucchetti del Corriere della Sera, ha un atteggiamento non acritico e boccalone sulle vicende Fiat è Paolo Griseri di Repubblica.

Scrive Griseri:

La Fiat non risponde alla domanda di fondo: dove sarà il quartier generale del nuovo colosso che nascerà dalla fusione tra Torino e Detroit?

“Decideremo entro il 2014”, risponde Sergio Marchionne tranquillizzando i ministri seduti intorno al tavolo: la scadenza naturale del governo è fissata al 2013 e dunque, in ogni caso, la patata bollente passerà a qualcun altro.

Gestione cookie