Gb, scontro media-governo per le interviste rubate ai ministri

Intrappolare ministri con frasi dette a attraenti giornaliste sotto copertura è legale? Perché il Telegraph non ha pubblicato subito le affermazioni del ministro delle Attività Produttive Vince Cable su Murdoch? E infine, chi è la talpa che le ha passate alla Bbc? La pubblicazione delle conversazioni registrate in segreto dalle ‘elettrici’ Holly Watt e Heidi Blake ha messo in subbuglio il mondo dei media del Regno con domande sull’etica nel giornalismo e teorie del complotto.

E mentre la coalizione trema, anche i giornali diventano protagonisti della storia. Sulle pagine del Guardian David Howarth, un avvocato ed ex parlamentare liberaldemocratico, sostiene che le due giornaliste, entrambe giovani e ansiose di fare carriera, dichiarando il falso con l’intenzione di esporre una persona al rischio di perdite finanziarie, avrebbero commesso un reato.

La Watt avrebbe infatti riempito un modulo dando un nome falso e dicendo di essere una giovane madre intenzionata a chiedere a Cable dei sussidi alle famiglie. Tuttavia, il fatto che le registrazioni siano state fatte per una storia ”di pubblico interesse” e quando non ”c’erano altri mezzi per ottenere la storia”, protegge il Telegraph dall’accusa di aver violato le leggi sulla stampa. Cable, sebbene infuriato dalle tattiche del giornale, ha già detto che non farà causa ed è improbabile che gli altri due parlamentari decidano di fare diversamente.

A preoccupare il Telegraph non è tanto la legalità o meno delle registrazioni, quanto l’accusa di aver inizialmente censurato le dichiarazioni di Cable su Murdoch per interessi ‘commerciali’, in quanto il ministro si era impegnato a ostacolare il magnate australiano, proprietario del rivale Times, nella sua scalata a BSkyB. Una bella figuraccia per il giornale di proprietà dei fratelli Barclay, che non si troverebbe nell’imbarazzo attuale se qualcuno dei suoi giornalisti non avesse deciso di fare arrivare i nastri con le dichiarazioni di Cable al caporedattore economico della BbcRobert Peston, che nel pomeriggio di mercoledì ha quindi fatto il suo scoop sulla ”guerra a Murdoch”.

Un’indagine sulla fuga di notizie, che somiglierebbe di più ad una caccia alle streghe, è ora in corso presso la testata, che pubblicamente almeno, si è rifiutato finora di fare commenti sulla storia: nei suoi articoli del 22 e 23 dicembre il giornale accenna appena alle rivelazioni di Peston e i suoi editoriali non hanno toccato l’argomento.

Il fatto che un giornalista abbia deciso di mettere nei guai la sua testata passando informazioni riservatissime ad un rivale ha tuttavia dell’incredibile e le teorie del complotto su come ciò possa essere avvenuto si stanno moltiplicando. Secondo alcuni osservatori potrebbero essere stati gli stessi fratelli Barclay a cambiare idea all’ultimo minuto e a far arrivare i nastri a Peston, ex caporedattore economico del loro giornale.

E perché? Se l’acquisto delle azioni rimanenti di BSkyB da parte di News Corp andasse in porto, Murdoch sarà probabilmente costretto a vendere una delle sue testate, molto probabilmente il Times. E un Murdoch meno potente nel settore della carta stampata potrebbe in realtà giocare a favore dei Barclay.

Sia come sia, le rivelazioni del Telegraph finora sembrano aver giovato più a Murdoch che al giornale: a decidere del futuro di BSkyB ora non sarà più Cable, bensì il ministro della Cultura Jeremy Hunt, amico del figlio del magnate dei media che già in passato si era pronunciato a favore dell’acquisizione del broadcaster britannico da parte di News Corp.

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