Gb, il farmaco costa troppo: stop alla cura del melanoma

ROMA, 17 OTT – Secondo alcuni esperti e' una terapia che cambia la storia della cura del melanoma, per altri invece i risultati non giustificano la spesa ingente. L'ipilimumab, l'ultimo farmaco contro questo tumore, e' stato appena bloccato da un parere del Nice (National Institute for Health and Clinical Excellence), l'organismo indipendente britannico che vigila sui farmaci, una decisione che ha destato polemiche che rischiano di ripetersi anche in altri paesi che devono fare i conti con le disponibilita' economiche sempre piu' ridotte, compresa l'Italia.

La molecola agisce stimolando il sistema immunitario, ed e' destinata ai pazienti con melanoma metastatico gia' trattati con altre terapie. L'aumento della sopravvivenza e' di circa 4 mesi, per un costo annuo di 84 mila euro: "Il farmaco potrebbe essere molto efficace per una piccola percentuale di pazienti – spiega il comunicato del Nice, la cui decisione definitiva arrivera' il 4 novembre – tuttavia il trial è stato troppo breve per determinare quanto possano durare questi effetti".

Il farmaco, che ha il nome commerciale di Yervoy, e' gia' stato approvato dall'Ema, l'organismo europeo, ed e' quindi disponibile, mentre sulla rimborsabilita' i pareri sono diversi. "In Germania lo si e' adottato per un anno, e solo dopo si decidera' se rimborsarlo – spiega Marco Venturini, presidente eletto dell'Associazione di Oncologia medica (Aiom) – in Gran Bretagna invece si decide sulla base del rapporto fra costi e anni di vita guadagnati aggiustati per qualita'(Qaly): sopra le 50 mila sterline per anno lo si scarta. Da noi l'Aifa, che sta valutando lo Yervoy, adotta un atteggiamento secondo me migliore, con un meccanismo di 'cost sharing' per cui lo Stato paga solo per i pazienti che hanno benefici dal trattamento".

Il sistema italiano, afferma lo stesso Venturini, anche se virtuoso potrebbe non essere sostenibile a lungo: "E' probabile che anche cosi' i costi siano troppo alti – spiega – io pero' non sono d'accordo con l'atteggiamento britannico: quattro mesi per un paziente sono importantissimi, e negando la rimborsabilita' arriveremmo a una situazione in cui ha accesso alla molecola solo chi se lo puo' permettere, come negli Usa. Secondo questo discorso va inserito in un quadro piu' generale, dove si valutano tutti gli aspetti della malattia, dalla diagnostica alla chirurgia, trovando gli sprechi".

Un plauso al sistema britannico viene invece da Walter Ricciardi, presidente della Società Europea di Sanità pubblica: "Questo e' il tipo di valutazioni che dovremmo fare anche noi – afferma – che porterebbero molto spesso a non introdurre farmaci che non vale la pena utilizzare risparmiando risorse che possono essere usate per salvare vite in altri modi".

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